lunedì 9 ottobre 2017

Recensione 'I favolosi anni '85' di Simone Costa


Buon inizio di settimana lettori! Oggi vi lascio la recensione di un romanzo pubblicato la scorsa settimana dalla casa editrice Edizioni Spartaco, che ringrazio per la copia omaggio. Un titolo molto particolare per una storia che lo è altrettanto.




I favolosi anni '85
Simone Costa


Editore: Edizioni Spartaco - Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine:153 - Prezzo: 10,00 €
(OMAGGIO CE)


Marco Cocco, autore deluso, ex alcolista, dopo anni di rifiuti riesce finalmente a piazzare la trasmissione vincente: "I favolosi anni '85". La nostalgia è la chiave del programma, che ha subito un gran successo. L'idea semplice e per questo geniale sta nella costruzione di ricordi positivi in cui tutti possano riconoscersi: il profumo del piatto preferito da bambini, l'amore sbocciato da adolescenti su una spiaggia, la vittoria della Nazionale ai Mondiali di calcio. A dare voce alle storie è lo speaker arrivista, calcolatore ma bravissimo, Charlie Poccia. Sulle sue tracce cerca di mettersi Irene Castello. Manager in carriera, al culmine dell'affermazione professionale la giovane donna si ammala di una sindrome unica: non riesce più a decifrare le parole della gente, che per lei suonano come bisbiglii incomprensibili. Chissà se la dolcezza amara delle frasi ascoltate alla radio riuscirà a riportarla alla normalità.
 


Come anticipatovi in apertura, I favolosi anni '85 è un romanzo molto particolare e, probabilmente, adatto ad un certo tipo di pubblico.

L'intera vicenda ruota attorno all'omonima trasmissione radiofonica che può essere considerata una sorta di perno attorno al quale sviluppare la narrazione vera e propria. In verità, però, questa diventa il pretesto per raccontarci le due storie principali che, in un'alternanza di capitoli, ci faranno compagnia dalla prima all'ultima pagina. 
Ma entrando nel particolare, l'obiettivo della trasmissione è quello di rievocare i momenti del passato, che siano stati vissuti o meno, in maniera generica in modo che chiunque possa riconoscersi riportando alla memoria sensazioni piacevoli. Il tutto accompagnato da hit musicali degli anni passati.
Ideatore della trasmissione è Marco Cocco, la voce maschile protagonista, che vede nel programma il modo per esorcizzare quella sensazione di nostalgia legata ad una storia d'amore finita due anni prima ma che ancora lo ossessiona. A lui si alterna la voce di Irene, la protagonista femminile. Ipocondriaca per natura, anche lei, reduce da un rapporto finito, ha deciso di gettarsi a capofitto nel lavoro per riappropriarsi della propria vita. Irene e i sogni monchi, invasi da una sensazione di malessere sottile e persistente che la costringe a svegliarsi nel cuore della notte. Il suo è uno sguardo scheggiato, disinteressato a quanto accade nel mondo.

Quando ho iniziato a leggere il romanzo, devo ammetterlo, mi sono chiesta più volte quale fosse l'intento dell'autore. Diciamocelo chiaramente: le due storie, alternandosi un capitolo dopo l'altro, possono apparire particolarmente sconnesse, un po' come se stessimo leggendo due romanzi differenti, e che, ad un certo momento, l'autore si fosse ritrovato con così tanta carne sul fuoco da non sapere più che pesci pigliare. 
Questo ad uno sguardo poco attento, lo stesso che ho adottato io per un certo periodo durante la lettura. Poi, però, il progetto del narratore prende forma, le carte vengono rimescolate e le voci, così solitarie, diventano un tutt'uno. È a questo punto che emerge la similarità delle storie e dei personaggi, quello che non si era riusciti a comprendere anzitempo.
Marco ed Irene, infatti, sono accomunati dal senso di nostalgia, una nostalgia che avevano provato a combattere ma in cui si erano persi col passare dei giorni. Spezzati, ammaccati, privati di una parte importante del loro essere, e per questo incompleti, hanno entrambi cercato di superare il proprio evento traumatico nascondendolo, ponendo l'attenzione su altro, commettendo così un gravissimo errore. Ed è proprio quando credono di esserci riusciti che la vita gli restituisce il conto, il can che dorme si desta perché lui è sempre stato lì, ed inizia a roderli dall'interno.

Ma ciò che traspare dalla scrittura di Costa, oltre alla grande maturità stilistica e alla capacità di saper scandagliare il subconscio dell'essere umano, è il senso di sofferenza che accomuna le due figure. Sofferenza che, a mio avviso, si riflette in maniera molto più evidente in Irene. Forse perché donna, mi sono sentita molto vicina a lei nel momento in cui il suo mondo va in pezzi e scopre che i suoni e le parole iniziano a sovrapporsi, creando una mescolanza di note singole e stridenti che non riesce a comprendere. Ed è qui, nella sua storia, che emerge un aspetto che rende questo romanzo una piccola fiaba moderna: Irene è sotto una sorta di incantesimo che, in qualche modo, dovrà essere spezzato.

Facendo capo a quelli che sono i sentimenti più distruttivi dell'essere umano, primi tra tutti la sofferenza e la nostalgia, l'autore ci conduce, in punta di piedi, nei meandri più reconditi della storia narrata. Un tunnel senza via d'uscita dove i protagonisti, che avrebbero voluto essere degli eroi, dovranno fare i conti con la vita vera, quella in cui bisogna decidere se imboccare la strada che conduce al precipizio, e quindi al fallimento, o quella che invece porta alla luce, affinché possano rialzarsi e tornare a combattere, perché, in fondo,  la scelta sta tutta lì.






4 commenti

  1. Ho qualche romanzo della Spartaco, a casa, ma qualcosa mi frena. Questione di momenti giusti e di momenti sbagliati, di ispirazione. E, nella sua particolarità, forse questo romanzo qui mi ispira più di altri. :)

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    1. Una particolarità che lo rende unico. Secondo me potrebbe piacerti! :)

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  2. Ciao Anna, dalla tua chiara e sempre perfetta recensione il romanzo appare, appunto come hai detto tu, molto particolare. Non conoscevo questo romanzo che dovrebbe essere una piacevole lettura dai contenuti importanti. lo segno e grazie per averne parlato. Un bacio.

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