domenica 30 aprile 2017

Tempo di libri, tempo di sorrisi!


Buona domenica miei cari lettori! Oggi vi accolgo nel mio angolino con un post molto particolare nel quale cerco di riassumervi la mia esperienza a Tempo di Libri. È ormai passata una settimana dalla mia scampagnata milanese e devo confessarvi che ho fissato più e più volte questa pagina bianca, quasi fossi uno scrittore che non riesce a procedere con il suo narrato. Bene, il motivo di base di questa incertezza è che non so come si possano imprimere su carta, e spiegare, le emozioni, gli sguardi, i sorrisi, i gesti. Perché per me Milano è stato tutto questo e molto di più. Quasi quasi trovo più facile parlarvi dei libri che leggo, il che, probabilmente, è un paradosso!

So che molti gradirebbero un confronto tra Torino e Milano (che detta così sembra quasi una disputa calcistica) ma io non sono in grado di farlo perché quella di quest'anno è stata la mia primissima esperienza ad una fiera del libro. Dalle mie parti, infatti, eventi culturali di questo tipo sarebbero da ricercare col lanternino (ma questa è un'altra storia ed è meglio soprassedere!). Però, se trasformaste la domanda in 'Cosa te ne è parso di Tempo di Libri, essendo proprio la tua prima esperienza e non avendo quindi parametri di confronto?', vi risponderei che, in tutta sincerità, mi aspettavo qualcosa di molto, sottolineo il molto, più grande. Forse la mia fervida immaginazione era andata oltre rispetto a quanto ho potuto effettivamente constatare, ma mi aspettavo un universo. Nonostante ciò, però, mi sono divertita moltissimo.

Le #bancarellablogger con Amanda e Alice Basso
Mettendo da parte le mie fantasie, iniziamo ad affrontare quelli che ritengo essere gli aspetti negativi concernenti l'organizzazione dell'evento. Essendo partita dalla Puglia, che non è proprio dietro l'angolo rispetto al punto di arrivo, e avendo dovuto organizzare tutto anzitempo, ovvero viaggio, alloggio e annessi e connessi, per poter strappare anche un prezzo conveniente altrimenti la gita a Milano si sarebbe trasformata in un viaggetto ai Fiordi con molti zeri, avrei gradito che il programma fosse stato pubblicato con largo, larghissimo, anticipo e non due settimane (arrotondando per eccesso) prima dell'inaugurazione. In questo modo avrei optato per il sabato e la domenica, piuttosto che per il venerdì e il sabato, come invece è avvenuto.
Inoltre, una volta pubblicato il benedetto programma, ci è voluta una laurea per cercare di districarsi tra i vari appuntamenti, salvo scoprire che molti incontri con gli autori (e con molti intendo più di due!) si accavallavano ad una stessa ora. Ecco non siamo ancora capaci di teletrasporto o bilocazione e a qualcosa abbiamo dovuto rinunciare, ahinoi!
Per non parlare della questione mappe. Ecco, se non avessi segnato per bene, a casuccia, tutti gli stand di mio interesse, a quest'ora staremmo ancora svolgendo la nostra caccia al tesoro tra i padiglioni 2 e 4.

Ora, chiusa la parentesi 'aspetti negativi e come migliorarli!' (sembra quasi un manuale di self help!), è tempo di raccontarvi quello che per me è stato il cuore pulsante di questa fiera, ovvero gli incontri in carne ed ossa (più carne direbbe la Failla!) con autori e colleghe che, da questo momento in poi, preferirei chiamare, a tutti gli effetti, amiche (alla faccia di chi ci gufa dietro!).

Con Rosa Teruzzi
Partendo proprio dagli autori, ho avuto il piacere di incontrare, finalmente, Rosa Teruzzi, che ci ha salutato come "le sue blogger". Un nome, il suo, molto conosciuto in ambiente televisivo e letterario, ma soprattutto una donna dolcissima e molto divertente. Inutile dirvi che attendo con ansia il 18 Maggio per immergermi tra le pagine del suo nuovo romanzo. 
Ancora, la gentilissima Virginia Bramati, che di secondo nome fa Anna come me, e che si è prodigata nel firmare le copie del suo ultimo romanzo che conto di leggere nelle prossime settimane. 
Sara Rattaro, bella, macché, bellissima, che si è raccontata a noi parlandoci del suo ultimo lavoro e di quell'amore racchiuso nel titolo, così forte e così potente. Lei che ha dovuto, carinamente, sottostare all'esperimento culturale di dover effettuare una trasposizione cinematografica del proprio romanzo, in cui Margherita Buy avrebbe potuto interpretare sia ruoli maschili che femminili. Gioco che ha visto coinvolto anche Lorenzo Marone che, invece, è riuscito a svicolarne elegantemente, per poi incappare nella trasformazione, magica ed improvvisa, di uno dei suoi personaggi in prete (suvvia, confondere il Don, titolo signorile, in Don ecclesiastico è una frazione di secondo!).

Abbiamo anche avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Alice Basso che si è sincerata riguardo la mia vista (detta così non ha molto senso ma c'è un trascorso davvero divertente dietro le sue parole), con Francesca Rodella, ormai ribattezzata Santa e Benedetta e per la quale le Laure hanno in cantiere la costruzione di una statua in piazza Duomo. C'è stata poi la riunione di una parte delle #bancarellablogger con il grande capo Amanda, dalla chioma rossa ed impeccabilmente vestita, alla quale ho potuto, finalmente, stringere la mano. Insieme a lei ho conosciuto anche Deborah del blog Scheggia tra le pagine che non a caso ha scelto questo nome essendo una scheggia anche di fatto.

Con Sara Rattaro
Tempo di Libri è stata un'esperienza straordinaria e coinvolgente che mi ha fatta sentire a casa, soprattutto per la presenza di alcune persone a cui finalmente ho potuto dare una voce. Sapete, virtualmente potete farvi un'idea ben precisa di una persona, magari soffermandovi sull'aspetto fisico, sul volto, sul modo di scrivere. Ma quello che mi affascina in maniera smisurata è il timbro vocale e come questo vada a plasmare un determinato soggetto. Sì ho la fissa delle voci, ma anche dei sorrisi, degli sguardi, dei gesti, tutte cose che attraverso le semplici foto non potete vedere perché dietro i movimenti e i comportamenti di una persona c'è un mondo. E allora è successo proprio questo: il mio mondo e quello di queste persone, i nostri mondi, si sono incontrati e si sono riconosciuti. Per questo motivo voglio ringraziare Laura La Libridinosa, che mi sembra di conoscere da sempre, Laura de La biblioteca di Eliza, che è sempre gentile e disponibile, la Ropolo, che non solo ha perso il nome ma è un vulcano di simpatia, Lea e Stefania, che sono proprio come le avevo immaginate, Dolci, che ha un nome bellissimo, Mariarosaria, che sprizza gioia da tutti i pori, Stefania Crepaldi, che è dolcissima ed in gambissima e ha un fidanzato fighissimo e pugliese come me. Tutte voi siete il mio incontro più bello!

La Squadra!!!
Infine il mio grazie più grande va ai miei compagni di viaggio: Antonio che era il tuttofare nonché portatore dei millemila libri che ho acquistato (questi magari ve li illustro tra qualche giorno nel Monthly Recap altrimenti non finiamo più!), Maria e Marianna che, nonostante tutto, ci sono sempre e comunque...

Bene, siamo giunti alle battute finali ed è tempo di bilanci. Cosa mi porto dietro oltre ai libri? I sorrisi, gli abbracci, gli sguardi, la gioia e le emozioni, quelle belle, quelle vere, quelle intense, che ti fanno scoppiare il cuore e riempiono ancora di più il mio personalissimo bagaglio culturale e affettivo. A questi, ovviamente, va aggiunta tutta una serie di dolori, ma quella, mi dicono, è la vecchiaia!






venerdì 28 aprile 2017

Recensione 'La locanda dell'ultima solitudine' di Alessandro Barbaglia





La locanda dell'ultima solitudine
Alessandro Barbaglia

Editore: Mondadori - Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 163 - Prezzo: 17,00 € - eBook: 8,99€

FINALISTA PREMIO BANCARELLA 2017


Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio...Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell'Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà. L'importante è saper aspettare, ed essere certi che "se qualcosa nella vita non arriva è perché non l'hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo". Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome ?oreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito.Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota. Tranne che per un baule: imponente, bianco. Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni. Quei sogni che, secondo l'insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d'inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti. Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai. Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l'istante di un'onda si trovano dentro lo stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo non importa. La Locanda dell'Ultima Solitudine sorge proprio dove il cielo bacia il mare e lo scoglio gioca a dividerli. La Locanda dell'Ultima Solitudine sta dove il destino scrive le sue storie. Chi non ha fretta di arrivarci, una volta lì può leggerle. Come fossero vita. Come fossero morte.



 
 "Ci sono tre motivi per cui vale la pena andare alla Locanda dell'Ultima solitudine. Il primo è perché si mangia bene. Il secondo è perché ci si può andare solo in due. Il terzo è perché laggiù ci impari a vivere. E quindi, anche, a morire."
 
 
Tenerezza. Se dovessi individuare un sostantivo, un sentimento, che descriva al meglio, in una sola parola quindi, il romanzo di Alessandro Barbaglia sceglierei, senza ombra di dubbio, tenerezza. Un termine che non solo si può accostare a questo libro, ma che lo avvolge alla perfezione, come una seconda pelle e descrive quanto il lettore debba aspettarsi da questa lettura.
Di tenerezza è pervasa ogni singola pagina del romanzo, dalla storia raccontata alla scelta stilistica e linguistica. Con una prosa ammaliante, che fluisce in maniera poetica, come una musica o meglio una sinfonia, ricercata, antica, che si muove nell'aria, che vibra attraverso le corde di mille violini, ci sarà raccontato di attese e mancanze. Un connubio perfetto su cui poggiano le solide fondamenta di quella che è una vera e propria favola moderna.

Ed è in ottemperanza a questa definizione e con l'ausilio di nomi prettamente favolistici, come la Grande Città, il paesino di Bisogno con la sua collina disseminata di fiori da accordare, o ancora, la Casa del Petalo, che ci ritroveremo a camminare in punta di piedi negli anfratti più reconditi di una sorta di realtà parallela, quasi onirica. 
Una lettura che è un vero e proprio viaggio introspettivo nell'io dei personaggi che si muovono sulla carta, quell'io che è un po' anche il nostro. 

E, come in ogni favola che si rispetti, saranno gli stessi protagonisti a raccontarsi, a rivelarsi, agli occhi di chi legge le loro storie. Incontreremo Libero, con quel suo nome che lo insegue dalla nascita; un uomo che vive in una casa tutta blu, perché anche se fosse stata bianca ci sarebbe stato da ridire. Una casa completamente vuota che, nonostante quel blu che pure la caratterizza, rappresenta una tavolozza di colori da riempire, ferma nella propria fissità, in attesa che qualcuno inizi a dipingere pennellate luminose che portino luce e gioia. Quel qualcuno che magari sia la lei tanto cercata, tre lettere così piene di futuro, che vadano a saziare quel vuoto materiale che ne riflette uno spirituale e la paura di riempirlo, quel vuoto.
E poi c'è Viola che, come tutte le donne della sua famiglia, porta il nome di un fiore, un po' selvaggio, ma pur sempre un fiore. Una figura quasi eterea, una fata dei boschi, o meglio della collina, magica e incantata, che insieme alla genitrice si occupa dell'accordatura dei fiori. Accordare i fiori con gocce di rugiada serve a far sì che non siano fuori tono e non ispirino alla gente pensieri scordati. Tuttavia Viola, con quel suo non sentirsi a tono, si lascia trascinare dai pensieri impuri della menta, che fiorisce e infesta il terreno di menzogne, e avverte che quel posto le sta stretto. Allora balugina la voglia di andare lontano, di evadere, anche se quel lontano da raggiungere, che sia un luogo o una persona, non lo ha ancora trovato. 

Le vite di due anime che scorrono parallelamente come due binari della ferrovia destinati, all'apparenza, a non incontrarsi mai, fino al momento della coincidenza, quando l'uno aspetta l'altro. E sarà allora che si intersecheranno, toccandosi, cambiando rotta, avvinghiandosi come l'edera sui muri. 

A fare da sfondo all'intera vicenda, silente ma sempre presente, abbarbicata sullo scoglio che si diverte a dividere il cielo che bacia il mare, sorge la Locanda dell'Ultima solitudine, la vera protagonista del romanzo, il perno, il fulcro, attorno al quale ruota ogni cosa. 
Una nave mancata, tutta in legno, con un solo tavolo, due sedie e una finestra che affaccia sull'azzurro del mare. Una locanda per sole due persone, o meglio per due persone sole. Un aggettivo che spostato fa la differenza. Avvolta nel silenzio come se ogni cosa fosse finita oppure dovesse ancora incominciare. Un silenzio completato, paradossalmente, dal rumore del mare che si infrange sugli scogli e del vento che sibila e avvolge.

"La locanda dell'ultima solitudine" è un romanzo delicato, bello, emozionante. Un romanzo dalle fondamenta solide, proprio come quelle della Locanda stessa. Entrerete in sintonia con il narrato e con la capacità dell'autore di raccontare, servendosi inizialmente di sole due voci, per assumere, via via, sfumature sempre più corali. Ogni personaggio è alla ricerca del proprio posto nel mondo e, a mano a mano che si racconta, questa locazione diverrà sempre più chiara. 
Da ultimo, una favola per considerarsi tale deve possedere la cosiddetta morale, che in questo caso, è quella di trovare il coraggio di imparare a scegliere, attivamente, e non di lasciarsi scegliere, passivamente.
Un romanzo, in definitiva, che insegna come, il più delle volte, la solitudine non sia una certezza matematica, né frutto della sorte, ma una scommessa bella e buona. Ed è proprio per questo che vi invito a fare un salto alla Locanda, lei vi aspetta!
 




mercoledì 26 aprile 2017

Recensione 'Fore Morra' di Diego di Dio





Fore Morra
Diego di Dio


Editore: Fanucci - Collana: Time Crime - Genere: Thriller
Pagine: 314 - Prezzo: 12,90 € - eBook: 4,99€
(OMAGGIO CE)


Alisa e Buba sono due sicari. Entrambi sono professionali, spietati, ben noti nell’ambiente. Lavorano insieme, ma non potrebbero essere più diversi. Buba è un uomo possente, maniacale, una perfetta macchina di morte dal passato ambiguo e oscuro. Alisa è una sopravvissuta. Si porta dietro il fardello di un’infanzia trascorsa tra violenze e angherie, tra abusi e povertà: è cresciuta ai margini di una società feroce e impietosa. Quando viene commissionato loro l’omicidio di un piccolo camorrista, scoprono che si tratta di una trappola architettata da un uomo potente e determinato, chiamato “il boss”, e di cui si sa una cosa sola: il suo obiettivo è catturare Alisa, catturarla viva. Andando a ritroso nella memoria, esplorando i tormenti e le violenze subite nella sua vita, Alisa dovrà capire chi si nasconde dietro la grande macchinazione congegnata ai suoi danni. Lei e Buba dovranno addentrarsi tra i quartieri di Napoli e negli antri bui della mente umana, per scoprire quanto profondo e devastante possa essere l’odio di un uomo tradito.



Come ormai saprete sono una divoratrice di romanzi inquadrabili sotto il genere thriller. Ne ho letti diversi nel corso degli anni e continuo a leggerne. Sono instancabile e sempre alla ricerca di bei titoli che non ingannino l'occhio del lettore solo per quel che riguarda l'estetica, ma che abbiano anche qualcosa da raccontare. 
Un thriller che si rispetti deve stimolare il lettore, incutere incertezza, ansia, timore. Essere condito da un ritmo adrenalinico, incalzante, necessario a mantenere alta l'attenzione del lettore e accompagnarlo sul filo della tensione durante tutta la narrazione. Fasi di calma apparente devono intervallarsi a fasi in cui il ritmo aumenta in maniera repentina ed improvvisa che provocano il cosiddetto effetto sorpresa. 
Il romanzo di Diego di Dio è tutto questo: un thriller che non vorresti mai riporre ma continuare a leggere tutto d'un fiato, ben strutturato e scenograficamente curato in ogni dettaglio, in ogni singola azione o parola, tanto da farlo sembrare un film. 

Un romanzo in cui prende piede il concetto di branco a cui si contrappone quello del singolo sotto attacco, quel singolo che da carnefice si ritrova vittima del sistema perché, in fondo, il passo da uno stato all'altro è davvero breve. Questo Alisa lo sa bene, con un boss alle calcagna che vuole catturarla a tutti i costi, è lei la protagonista indiscussa del romanzo, è lei che prende possesso delle parole su carta e, servendosi della voce dell'autore, come fosse la sua, si racconta in prima persona mostrandosi per quella che è, con tutte le sue fragilità.
 
Attraverso un'alternanza tra presente e passato, e con l'ausilio di flashback, ripercorreremo l'infanzia della giovane Alisa, costellata di abusi e punizioni corporali. Una bambina odiata, visceralmente, dal padre perché causa della morte della genitrice. Quello stesso padre cresciuto ai margini di una criminalità che sfiora la camorra organizzata, una delinquenza quasi tollerata. Tutto questo emergerà da una frase molto toccante e che racchiude l'essenza stessa di quello che è un rapporto più che conflittuale: "Non sapevo se esistevano altri bambini come me. Non sapevo se le madri degli altri fossero morte il giorno della loro nascita, e se i padri fossero tutti come Carmine".
Nel presente però, Alisa è riuscita a fuggire, a risollevare lo sguardo e a riscattarsi anche grazie all'aiuto di Buba, un uomo che combatte con i suoi demoni e che ha rappresentato, e continua a rappresentare, una vera e propria ancora di salvezza. Insieme costituiscono un duo di sicari a cui la gente si rivolge per incarichi che nessun altro accetterebbe. La metodicità di lui si contrappone all'intraprendente assenza di piani di lei facendo sì che i due personaggi si compensino tra loro come facce di una stessa medaglia. Una coppia che funziona e conquista sin dalle prime, incalzanti, battute.

Un romanzo al cardiopalma, in cui in alcuni momenti tratterremo il fiato ed in altri, quello stesso fiato, lo avvertiremo sul collo. Un romanzo duro, a tratti caratterizzato da un linguaggio crudo e violento ma che, tuttavia, non disturba il lettore. Un romanzo molto realistico, costituito da descrizioni puntuali e precise, il tutto corredato da un'ambientazione che, muovendosi tra il napoletano e il casertano, ci racconta di zone al limite, estreme, così come i personaggi che si muovono tra le pagine, capaci di bucare il foglio. Il cattivo diventa buono agli occhi di chi legge ed inevitabilmente si parteggia per lui che, nello specifico, è una lei.

Una piccolissima pecca, che però, in questo caso specifico, non inficia in alcun modo la lettura, riguarda l'identità del boss. In qualche modo ci si può arrivare anzitempo ma, rispetto a tutto quello che accade nel romanzo, si tratta di un tassello infinitesimale.

In definitiva un romanzo che vi terrà incollati alle pagine con un ritmo serrato e ricco di colpi di scena. Una lettura che insegna il riscatto del singolo, la speranza che, in qualche modo, ciò possa accadere. Una storia in cui, come nella migliore delle favole, si può auspicare anche al lieto fine. 






sabato 15 aprile 2017

Sneak Peek di Aprile!


Rubrica mensile interamente dedicata alle novità che ci attendono in libreria



Buongiorno lettori! Cambio di programma per il mese di Aprile che vede la rubrica Sneak Peek pubblicata con un giorno di anticipo. In questo sabato prefestivo, infatti, vi conduco in libreria per il nostro solito giretto virtuale. Come sempre si tratta di una scelta di romanzi, alcuni già pubblicati altri di prossima pubblicazione. Armatevi di carta e penna, vi serviranno!


In libreria dal 4 Aprile


Trama:


Rosamaria è una donna piena di risorse. Single impenitente, razionalista, illuminista, ha perseguito con determinazione le sue passioni, ha rifiutato di impiegarsi nell'azienda di famiglia ed è diventata regista teatrale, con tutta la fatica che ciò comporta in tempi di crisi e di tagli alla cultura. Uno dei suoi motti è: "troppa religione fa male, qualunque essa sia". Peccato che poi si sia innamorata di David, di famiglia ebraica tripolina osservante, da cui ora, a quarantadue anni, aspetta il piccolo Arturo. Rosamaria vive tra due fuochi: gli Shabbat e i pasti rigorosamente kasher con la famiglia del compagno e i pranzi domenicali molto romaneschi e tendenzialmente impuri preparati invece da sua madre, che, abituata ai modi spicci e all'autonomia della figlia, mal sopporta di vederla così arrendevole nei confronti del compagno. I Cecchiarelli e i Fellus formano loro malgrado una famiglia allargata chiassosa e impegnativa, nella quale Rosamaria – il neonato in braccio, la sceneggiatura di una nuova commedia in borsa – si muove con grazia e concretezza, senza prendersi mai troppo sul serio, cercando di rendere tutti quanti felici.Sullo sfondo, la crisi economica ormai endemica che qualche anno prima ha portato al fallimento il mobilificio della famiglia Cecchiarelli. Da allora, il fratello maggiore di Rosamaria – forse responsabile del tracollo – ha fatto perdere le sue tracce, ma le ricerche continuano.




In libreria dal 4 Aprile


Trama:


Una foto con due bambine dalle lunghe trecce, dietro il mare. È quello che resta a Abigail della sua famiglia. La Storia l'ha divisa da sua sorella Esther, e l'Albania che l'ha accolta generosamente quand'era in fuga dalla Germania nazista è diventata poi la sua prigione. Mezzo secolo dopo, a Tirana arriva Rebecca. Fugge da un matrimonio in crisi, ma forse vuole ricomporre il suo album di famiglia ricostruendo la storia che sua madre Esther non le ha mai davvero raccontato. Nella vita di Rebecca la fuga a un certo punto è l'unica trama possibile. Il suo matrimonio con Thomas probabilmente è arrivato al capolinea, meglio non assistere alla consunzione dell'amore. Per questo accetta l'incarico dell'organizzazione internazionale per cui lavora: destinazione Tirana. Non è mai stata in Albania, ma di quel paese sa molte cose. Sa per esempio che l'ospite è sacro e che la parola data viene presa seriamente. Quello infatti è il paese che ha dato ospitalità a sua madre Esther in fuga dalla Berlino nazista, il paese che le ha salvato la vita. Ma proprio nell'Albania di re Zog, che accoglieva gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, Esther ha perso sua sorella Abigail – catturata dai nazisti e deportata a Dachau. E quello strappo mai ricucito è ancora troppo doloroso per essere raccontato. Ad accoglierla a Tirana, Rebecca trova un ragazzo dalla voce rauca ma che con le parole sa fare vertiginosi ricami: Andi sarà il suo assistente, e forse qualcosa di piú. Rebecca farà cosí i conti col passato della sua famiglia ma anche con Thomas, che la raggiungerà per provare a dare un nuovo corso alla loro storia. Sarà proprio lui, fotografo di fama, a riannodare i fili di quelle vite spezzate ricostruendo in un documentario le vicende degli ebrei salvati da re Zog, e delle due sorelle Esther e Abigail.




In libreria dal 6 Aprile


Trama:


È autunno quando Nicolás arriva a Cambridge dalla Spagna, e subito avverte qualcosa di magico e inafferrabile, un legame speciale con una città che è come una tavolozza di vetro e pietra, un arcobaleno velato. Conosce Pierre per caso, una domenica mattina, mentre corre tra alberi artritici avvolti in una nebbia azzurrina. Diventano amici. Ed è proprio Pierre a presentargli Lei, una ragazza danese inquietante e bellissima, circondata da un alone di mistero che ne accresce il fascino e rende quasi impossibile starle lontano. Quello che unisce i tre giovani è un rapporto profondo e superficiale al tempo stesso, fatto di segreti svelati a metà, di speranze condivise e di ferite che tuttavia non tolgono loro l'entusiasmo e la voglia di cambiare il mondo. In un viaggio emozionale ed emozionante tra Cambridge, Roma e Amsterdam, Lei, Nico e Pierre si lasceranno e si ritroveranno, portando alla luce segreti che cambieranno la loro vita e li costringeranno a riflettere su chi sono e chi vogliono essere. Con il suo stile lirico ed evocativo, David de Juan Marcos esplora il dolore di essere separati dalla persona amata, la forza ineluttabile della maternità e la complessità delle relazioni familiari in quella che in fondo altro non è che una straordinaria celebrazione della vita stessa.




In libreria dal 13 Aprile


Trama:


E se il tuo passato fosse una bugia? Quanti segreti e bugie possono annidarsi in ogni famiglia? Ti ha mentito per tutta la vita... ora è il momento della verità Willow è rimasta orfana a soli sette anni e da allora ha sempre vissuto con sua zia Hope, una donna molto riservata. I ricordi della sua infanzia, prima della tragica scomparsa dei genitori, sono solari e pieni di gioia. Non sa però cosa sia veramente successo a sua madre tanti anni prima, perché la zia non ne ha mai voluto parlare. Questa cortina di mistero crolla quando Willow riceve un misterioso invito per una mostra fotografica: quello che vede la mette di fronte a un segreto rimasto sepolto per molto tempo e la costringe a dubitare di tutto quello che pensava di sapere su sua madre e anche su sua zia. In che modo quell’enigmatico fotografo è collegato ai genitori di Willow? E perché Hope non le ha mai raccontato tutta la verità? La vita di Willow non può andare avanti senza risposte. Ma di chi si può veramente fidare?







In libreria dal 13 Aprile


Trama:


Napoli non è una città come le altre. Napoli non è neppure una città sola. Perché sotto quella che conosciamo ce n'è una sotterranea, nascosta agli occhi del mondo, con il buio al posto del- la luce. Marco Di Giacomo l'aveva intuito, un tempo, quando era un brillante antropologo e aveva un talento unico nell'individuare collega- menti invisibili tra le cose. Poi qualcosa non ha funzionato e ora, ad appena quarant'anni, non è altro che un professore universitario collerico e introverso, con un solo amico, il suo impacciato ma utilissimo assistente Brazo Moscati. Considerati folli per le loro accanite ricerche sui culti antichi, i due sono costante oggetto dell'ironia di colleghi e studenti. Perciò nessuno si meraviglia quando il direttore del loro dipartimento li spedisce a fare da balie a una giornalista tedesca venuta in Italia per scrivere un pezzo sensazionalistico sui luoghi simbolo dell'esoterismo. Per liberarsi della seccatura, Marco chiede aiuto a sua nipote Lisi, ricercatrice anche più geniale dello zio ma con una preoccupante passione per le teorie complottiste. I quattro s'imbatteranno in una lunga catena di reati e strani eventi, scoprendosi parte di un disegno che potrebbe coinvolgere l'intera umanità.

venerdì 14 aprile 2017

Recensione 'La moglie americana' di Katherine Wilson





La moglie americana
Katherine Wilson


Editore: Piemme - Genere: Biografia
Pagine: 294 - Prezzo: 18,50 € - eBook: 4,99€
(OMAGGIO CE)


Napoli è un po' come New York, una città di estremi, o la ami o la odi. Ma se la ami, la ami spassionatamente. Quando Katherine, giovane americana fresca di laurea a Princeton, sbarca a Napoli per uno stage presso il consolato americano, si innamora perdutamente della città, della sua bellezza sconcertante. L'energia caotica che sprigiona è quanto di più lontano dalla sua educazione di brava ragazza ligia alle regole di famiglia, l'amore per la vita e per il cibo degli italiani, e più ancora dei partenopei, sono all'opposto del suo stile di vita, della sua dieta disordinata e di una certa incapacità ad accettarsi. Nonostante tutto, però, non le ci vuole molto per sentirsi a casa. Merito di Salvatore, studente di giurisprudenza di cui inaspettatamente si innamora, e della famiglia di lui, soprattutto della madre Raffaella, che la accoglie in un caldo abbraccio. A contatto con Raffaella, cuoca sublime e gran donna, Katherine impara i segreti della cucina e del vivere bene. Impara a lasciarsi andare senza paura alla bellezza, alla bontà e alla carnalità. Una storia vera che è un percorso di formazione e apprendimento della felicità, e una dichiarazione d'amore a Napoli e al gusto della vita.



Se dovessi descrivere questo romanzo ricorrendo ad una tonalità di colore direi, senza ombra di dubbio, azzurro. Azzurro come il cielo che svetta alle spalle del Vesuvio. Azzurro come il mare che si infrange sulle coste con quel suo movimento ciclico: arriva, bagna e si ritira.

A fare da sfondo Napoli, una città in cui la magia esiste. Una città che profuma di salsedine e di ragù che deve rigorosamente pippiare, verbo che onomatopeicamente ricorda il sobbollire della carne per ore. Una città in cui gli edifici sono uniti tra loro dai fili del bucato, così come i legami che si intesseranno nel cuore della protagonista. Una città in cui la roba intima da lavare non la tocca nessuno tranne il proprietario. Una città dove, all'ora di pranzo, le voci risuonano non solo per tutta la casa ma anche nei cortili e nelle piazze circostanti. Una città dove alla musicalità della lingua parlata si accompagna una coreografia gestuale, un movimento delle mani che, nella sua semplicità e schiettezza racchiude un milione di parole ed espressioni.
Una città in cui il caos, il rumore e i colori cedono il posto, quasi inaspettatamente, alla solennità. Ed è persi in questi profumi, in queste sensazioni ed emozioni che sembra quasi di potersi figurare e di ritrovare semplicemente allungando la mano, che l'autrice, voce e protagonista, si racconta al lettore in maniera limpida e cristallina, quasi senza peli sulla lingua, in quello che può essere pensato come una sorta di diario personale fatto di pensieri e riflessioni. 

"Quando sai usare solo i verbi al presente, rimani per forza ancorato al presente: dovere, volere, piacere, non piacere. [...] Quello che dici è essenziale e vero, e questo fa meraviglie per i rapporti personali. [...] Sfortunatamente, però, se sai usare il congiuntivo e il condizionale, i rapporti cambiano. [...] La vita non è più qui e ora, ma diventa un continuo confronto con qualche vita ideale che hai nella testa. [...] È tutto un continuo essere o non essere all'altezza di un ideale creato con quelle ricercate forme verbali."


Attraverso quello che è un vero e proprio resoconto romanzato, ripercorreremo, nero su bianco, la vita della giovane Katherine, studentessa americana, poco più che ventenne, giunta in Italia, a Napoli, per uno stage formativo post laurea. Con un narrato ed uno stile sensibile ed emozionante, che coinvolge, avvolge e coccola il lettore, respireremo il profumo del sud, le usanze di una classica famiglia meridionale che sono quelle di un intero popolo. Leggere, almeno per me, è stato come tornare a casa. Sono pugliese ma certe sensazioni, certi gesti, certi suoni dialettali non sono molto dissimili e sanno far battere il cuore. 

Con l'aiuto, poi, di culture a confronto, quella americana e quella napoletana, saranno analizzati i diversi aspetti della nostra nazione, raccontati attraverso l'occhio critico di una straniera. Aspetti nei quali, inevitabilmente, ci riconosceremo, e a cui si accompagna anche un'analisi, uno spaccato dell'Italia in cui vengono a palesarsi anche le brutture della nostra nazione che, pure a volerle nascondere, c'erano e ci saranno. 

Katherine, caparbia e permalosa, e quella che diventerà sua suocera, Raffaella, una vera e propria mamma del Sud, sono dei personaggi a tutto tondo, ognuno con le proprie caratteristiche e con il proprio modo di relazionarsi agli altri, surclassando qualsiasi altra figura. Sono loro a contendersi, in maniera equilibrata, la scena.
Diversi i temi trattati tra cui l'amicizia, l'amore, la famiglia. A completare il tutto, poi, la presenza, nell'epilogo, delle ricette di tutti quei piatti del cui profumo e del cui sapore sono permeate le pagine. 
In definitiva un romanzo dolce, sincero, sensibile. Un romanzo dalle tinte turchine nel panorama letterario, che emoziona quanto basta. Un romanzo in cui, come disse Goethe "Vedi Napoli e poi muori"? No, una lettura in cui "Vedi Napoli e poi...vivi".




The Hunting Word Challenge: Una Griglia di parole!




Buongiorno cari partecipanti alla The Hunting Word Challenge, siete pronti per una bella sfida aggiuntiva? Bene, scaldate i motori e spremete le meningi perché c'è da divertirsi!

Ripetiamo subito un punto fondamentale: di questa sfida nella sfida non dovrete farne parola con nessuno dei partecipanti ed è per questo motivo che se avete bisogno di chiedere delle informazioni in merito potrete farlo solo ed esclusivamente contattandomi all'indirizzo email appuntidiunagiovanereader@gmail.com
Non potrete assolutamente utilizzare il gruppo Facebook: qualsiasi post pubblicato erroneamente sarà rimosso una prima volta e se doveste ricascarci sarete eliminati dalla Challenge!
Ed è proprio per questo motivo che la sezione del blog dedicata alla sfida di lettura, che trovate nella barra principale, sarà aggiornata con i post delle sfide aggiuntive, solo per conoscenza, alla fine della Tappa.

Come già detto il numero delle sfide aggiuntive varierà da uno a due per tappa, questo vuol dire che ne potrete trovare una soltanto o entrambe (ovviamente non vi dirò se questa è la prima o la seconda sfida, sta a voi scoprirlo!) e, anche in questo caso, andrà portata a termine, con la pubblicazione e l'invio della recensione, entro le ore 18:00 del 20 Giugno!
A questa sfida potrete accedere tranquillamente anche se non avete spuntato tutte le 10 parole iniziali che vi sono state comunicate a Marzo con l'inizio della Seconda Tappa.




COME GIOCARE?


Fedelmente a quello che è il titolo di questa sfida aggiuntiva, a seguire troverete una Griglia di Parole da completare. Cosa dovrete fare voi? Accanto ad ogni riga orizzontale troverete un numero al quale corrisponderà una definizione. Dovrete inserire la risposta per ogni riga, e quindi per ogni definizione, fino al completamento della griglia. Alla fine nella riga verticale, colorata in rosa, apparirà (ovviamente se avrete completato il tutto correttamente!) una parola che sarà quella che tutti voi utilizzerete e che vi permetterà di acquisire ben 20 punti! Una volta trovata dovrete:

  • leggere un libro (e per libro si intende un libro di minimo 150 pagine a tal proposito faranno fede le schede Amazon e Goodreads, non racconti, fumetti e varie ed eventuali, né riletture!) che abbia quella parola rappresentata in copertina (non varrà né il collegamento per significato o idea nel titolo, né la parola nel titolo).

Osservazione: poiché i libri in lingua, come da regolamento, possono essere utilizzati solo ed esclusivamente per le raffigurazioni in copertina, in questo caso specifico potrete farne uso purché rispettino il numero minimo delle pagine e, a lettura in lingua, corrisponda recensione in italiano!


Per quanto riguarda le recensioni farà fede la data di pubblicazione sul vostro blog o sui vostri profili Goodreads e Anobii, quindi non varranno letture antecedenti al momento della pubblicazione di tale post! Come specificato nel regolamento le letture dovranno essere scelte da oggi in poi (non potrete utilizzare libri conclusi da qualche giorno, né riletture!).
Se, casualmente, il libro che avete scelto per spuntare la parola della sfida aggiuntiva presenta anche una delle dieci iniziali o della triade o della parola bonus e viceversa, potrete usarlo o per l'una o per l'altra ma non per entrambe, come già sapete!

Come già detto il file Drive, nella sezione riguardante le sfide aggiuntive, sarà aggiornato solo dopo le 18:00 del 20 Giugno proprio per mantenere il più segreta possibile la cosa. 
Inoltre, alla fine di questo post troverete un nuovo modulo che sarà utilizzato solo per questa sfida aggiuntiva e che dovrete compilare in ogni sua parte come siete soliti fare!
Dopo aver inviato la recensione tramite modulo, riceverete una email dalla sottoscritta (quindi occhio alla casella di posta!). Bene, credo di non dovervi dire altro per cui vi lascio alla Griglia di Parole e alle definizioni necessarie per completarla!



1. Rocco vicequestore protagonista dei romanzi di Antonio Manzini.
2. La Madame protagonista del romanzo di Gustave Flaubert.
3. Il Borgo nato dalla penna di Loredana Limone.
4. Celebre maghetto con cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
5. Fabio autore del romanzo "Chi manda le onde".
6. Il famoso Premio Letterario la cui serata finale si svolge a Pontremoli.
7. Il nome della protagonista del nuovo romanzo di Lorenzo Marone, "Magari domani resto".
8. Maurizio autore della serie di libri con protagonista il commissario Ricciardi.



Buon divertimento e buon gioco!!!








mercoledì 12 aprile 2017

Autho(r)psy #2: Un pomeriggio con Carmen Pellegrino

Rubrica a cadenza occasionale dedicata ad interviste ed incontri con gli autori



Buongiorno lettori, la primavera è ormai nell'aria e questo vuol dire che è tempo di grandi pulizie. Rispolvero oggi, con grande piacere, una rubrica silente, una di quelle che vede la sua pubblicazione strettamente connessa ad una serie di eventi che dalle mie parti mancano come l'acqua nel deserto. Ma, come nel deserto, ogni tanto appare un'oasi alla quale abbeverarsi e questo è quello che è successo qualche sera fa quando, alla Libreria Monbook di Bari, ho avuto finalmente il piacere di incontrare in carne ed ossa una delle scrittrici talentuose che adoro grandemente: Carmen Pellegrino.


BARI
Partiamo dal principio, ovvero dalla partenza. Sono le 17:30 e, insieme alla mia amica Maria, partiamo alla volta di Bari. Giunte a destinazione molliamo l'auto e iniziamo ad incamminarci verso il luogo dell'incontro che, teoricamente, è molto vicino al parcheggio, avendo anche imboccato l'uscita pedonale che si immette proprio sulla via designata. L'evento inizia alle 18:00, ma si sa che l'orario non viene mai rispettato, quindi anche se sono le 18:10 non ce ne curiamo. Ecco, questo fino a quando non ci rendiamo conto di esserci perse. A Bari, Città che dovremmo conoscere come le nostre tasche. Appunto, dovremmo (la prossima settimana noi saremo a Milano quindi non oso immaginare dove andremo a finire). Eppure, inizio a pensare, sono sempre stata brava ad orientarmi (a Roma mi muovo come se fosse casa mia!) e niente.
Come uscire da questa spiacevole situazione a parte fare una figura barbina e chiedere a qualche passante? Impostando il navigatore pedonale sul cellulare. Tuttavia la buona sorte non è con noi, l'omino stilizzato, stretto nella sua pelle bruna, si è messo in sciopero decidendo di non muovere nemmeno un passo (una falcata nel suo caso). Insomma, alla fine abbiamo scoperto di essere passate proprio davanti alla libreria appena arrivate. Minuto di silenzio.

18:40: facciamo il nostro ingresso, trionfale se la gente sapesse, in libreria. Fortunatamente Carmen è in super ritardo, essendo arrivata da poco in pullman, e penso che la fortuna ci abbia arriso perché arrivare ad incontro iniziato non è affatto bello!
Il ritardo comporta che ci si segga nelle ultime file con la speranza che si riesca a sentire qualcosa da quaggiù. Pienone assoluto e cassa funzionante malamente fino a quando non arriva un vero e proprio salvatore che, venendo in nostro soccorso, sistema il tutto.

19:00: arriva Carmen!!! Ora, sapete cosa mi piace di questo tipo di incontri, soprattutto se si è letto e amato il romanzo? Che si instaura un vero e proprio dialogo nel quale si parla di personaggi e di storie che si conoscono. Un po' come se si stesse conversando con un amico. Ma soprattutto si scoprono i retroscena, i dietro le quinte, cosa ha dato vita a quel determinato romanzo. E questa è una delle domande che mi pongo ogni volta che ne termino uno. Bene, Carmen si è messa a nudo raccontandoci che "Se mi tornassi questa sera accanto" ha molto della sua vita. Lei è Lulù e in Giosué Pindari si può scorgere la figura di suo padre.
Così come nel romanzo, anche il loro rapporto è stato costellato da alti e bassi, da silenzi e allontanamenti e Carmen, come Lulù, è stata colei che ha compiuto il passo. Quel passo che non le è costato nulla, come lei stessa ci spiega, ma che è stato necessario, in quanto figlia, per recuperare il rapporto col genitore. O ancora, come la malattia di Nora riguardi un altro componente della sua famiglia. Ed è mentre lei si racconta che mi rendo conto del dolore, di quanto quella storia non sia poi frutto dell'immaginazione ma di quella realtà che è maestra di vita, che segna ed insegna.

Si è parlato a lungo del primo romanzo, "Cade la Terra", e di come anche in quel lavoro ci siano eventi legati al passato della famiglia dell'autrice, nello specifico l'episodio drammatico, l'errore medico che poi ha portato alla morte di una delle zie paterne, e di suo nonno che, sentendosi dare anche del fesso, e che quindi come tale non avrebbe avuto nessuno dalla sua in tribunale, prende il corpo della figlia dal ciglio della strada e lo riporta a casa, impotente. Una scena descritta in maniera straziante e che diventa ancora più forte se si pensa che è realmente accaduta.

Il passato, quello stesso passato da cui Lulù vorrebbe fuggire cambiando residenza ma che, in realtà, scoprirà incombere sempre su ognuno di noi perché è quello che ci forma. Alle ombre e alla morte che aleggiano nel primo romanzo che, devo ammetterlo, forse ho amato un pizzico di più del secondo, si contrappone la luce e la speranza di questo secondo lavoro. Infine, è stato dedicato largo spazio anche alla sua passione per la riscoperta dei luoghi abbandonati e delle storie che si celano dietro i singoli casolari o i paesi del nostro sud.

Attraverso la lettura di estratti del libro si giunge al finale, al momento di autografi, foto e dediche. Al momento in cui i nostri sguardi, i nostri sorrisi si sono incontrati dietro quel "Finalmente!" o "Ecco la mia recensitrice preferita!"
Un'emozione che forse in pochi possono comprendere! Carmen è una persona gentilissima, disponibile e timida come la sottoscritta. La osservi e ci ritrovi la profondità delle storie che racconta, una dote che in pochi hanno.

Con una doppia dedica, con la consapevolezza che il mio bagaglio di sorrisi ed emozioni non è più così vuoto, ma si arricchisce sempre più, incontro dopo incontro, si torna a casa, felici di aver partecipato ad un incontro così pieno e ricco di belle sensazioni e riflessioni!





venerdì 7 aprile 2017

Recensione 'Una storia nera' di Antonella Lattanzi





Una storia nera
Antonella Lattanzi


Editore: Mondadori - Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 249 - Prezzo: 18,00 € - eBook: 9,99€
(OMAGGIO CE)


Roma, 7 agosto 2012. Il giorno dopo la festa di compleanno della figlia minore, Vito Semeraro scompare nel nulla. Vito si è separato da qualche tempo dalla moglie Carla. Ma la piccola Mara il giorno del suo terzo compleanno si sveglia chiedendo del papà. Carla, per farla felice, lo invita a cena. In realtà, anche lei in fondo ha voglia di rivedere Vito. Sono stati insieme per tutta la vita, da quando lei era una bambina, sono stati l'uno per l'altra il grande amore, l'unico, lo saranno per sempre. Vito però era anche un marito geloso, violento, capace di picchiarla per un sorriso al tabaccaio, per un vestito troppo corto. "Può mai davvero finire un amore così? anche così tremendo, anche così triste." A due anni dal divorzio, la famiglia per una sera è di nuovo unita: Vito, Carla, Mara e i due figli più grandi, Nicola e Rosa. I regali, la torta, lo spumante: la festa va sorprendentemente liscia. Ma, nelle ore successive, di Vito si perdono le tracce. Carla e i ragazzi lo cercano disperatamente; e non sono gli unici, perché Vito da anni ha un'altra donna e un'altra quasi figlia, una famiglia clandestina che da sempre relega in secondo piano. Ma ha anche dei colleghi che lo stimano e, soprattutto, una sorella e un padre potenti, giù a Massafra, in Puglia, i cui amici si mobilitano per scoprire la verità a modo loro. Sarà però la polizia a trovarla, una verità. E alla giustizia verrà affidato il compito di accertarla. Ma in questi casi può davvero esistere una sola, chiara, univoca verità?



Una storia di violenza, nera come la pece. Un amore malato quello di un uomo, padrone, per la sua donna, intesa come una proprietà. Vito è un uomo geloso di qualunque cosa, persino dei pensieri di sua moglie, quella stessa moglie che, dopo anni di umiliazioni e botte, ha deciso di lasciarlo e chiedere il divorzio. La famiglia, composta da Carla, la madre, Nicola, Rosa e Mara, i figli, si riunirà in occasione del compleanno della piccola di casa dopo di che Vito sparirà. Se ne perderanno le tracce e di pari passo inizieranno ricerche ed interrogatori che condurranno alla verità. Ma può mai finire davvero un amore così? Un amore tremendo, un amore triste?

Attraverso la routine quotidiana di Carla e della sua famiglia entreremo in punta di piedi in una storia in cui i personaggi sono silhouette su carta con la voglia di raccontarsi. 
Carla, gli occhi stanchi e addolorati da quella forma di dolore che accoglie su di sé per il bene dei propri figli. Un dolore taciuto, accettato e nascosto. Un dolore così netto e così chiaro per i figli che lo guardano, lo osservano riflesso in quegli stessi occhi. Una famiglia che si ama nonostante tutto il male, nella gioia e nel dolore, vicini e indivisibili. Dei personaggi che comprenderanno come "Essere adulti vuol dire anche accettare che certi problemi non si possono risolvere".

Nonostante ciò, però, se dovessi fare un paragone per descrivere questo romanzo, vi direi che è come trovarsi sulle montagne russe, all'apice, sospesi nel vuoto, in attesa di quella discesa, così improvvisa e repentina da farvi sobbalzare cuore e stomaco e urlare a squarciagola, che non arriva. O ancora, è come quando in montagna, inforcati scii ed occhialoni, siete pronti ad affrontare una delle piste più impervie, perché in fondo vi piace cedere al brivido, ed invece vi trovate dinanzi ad un rettilineo, senza ostacoli o pericoli di ogni sorta. 
Ecco, il romanzo della Lattanzi è proprio così. Manca di quella discesa improvvisa, di quell'ostacolo da evitare, di quel qualcosa che renda la lettura meno piatta e meno scontata di come appare. Ogni cosa sembra già decisa, il sentiero tracciato sin dalle prime pagine, senza quel colpo di coda che renda il tutto meno inevitabile. 

L'aggettivo nera che accompagna il titolo, descrive al meglio non solo la storia ma anche lo stile. Uno stile cupo, lento, caratterizzato da periodi alle volte molto lunghi in cui, al presente, si frappongono i racconti di aneddoti del passato che fanno perdere il cosiddetto filo del discorso. Pochi dialoghi, a volte inglobati nel discorso indiretto, e una prosa che appesantisce. 

Le basi per un romanzo forte, deciso, di quelli che lasciano il segno, ci sarebbero tutte però credo che non siano state sfruttate al meglio. La storia diventa banale e scontata e di pari passo scema anche l'entusiasmo nel voler proseguire con la lettura. Un vero peccato!




lunedì 3 aprile 2017

Recensione 'Una ragazza bugiarda' di Ali Land




Una ragazza bugiarda
Ali Land


Editore: Newton Compton Editori - Genere: Thriller
Pagine: 345 - Prezzo: 9,90 € - eBook: 2,99€
(OMAGGIO CE)


Denunciare la propria madre a soli quindici anni può essere straziante. Dopo quella decisione, la vita di Annie è completamente cambiata. Ora ha un nuovo nome, Milly, e vive insieme alla sua nuova famiglia: Mike, la moglie Saskia e la figlia, Phoebe. Adattarsi ai loro ritmi e alle loro abitudini è molto più complicato di quanto avesse pensato. E il pensiero del processo che si avvicina, nel quale sarà chiamata come testimone, non le dà tregua. Mike, che inizialmente aveva richiesto l’affidamento di Milly sperando di poterla aiutare, è sopraffatto dai suoi impegni di psicoterapeuta. Saskia riesce a malapena a gestire la figlia naturale, e non è in grado di occuparsi anche di quella adottiva. Phoebe ha reagito malissimo all’arrivo di Milly: è sempre di malumore, vorrebbe che se ne andasse e, per rivalsa, comincia a maltrattarla, spalleggiata dalle amiche. Milly si sente isolata e in cerca di sostegno. Avrebbe assoluto bisogno di qualcuno che le desse ascolto: ci sono segreti che riguardano i crimini di sua madre, di cui sa molto di più di quanto non abbia confessato. Eppure nessuno sembra disposto a farlo.



Generalmente rifuggo da tutti quei romanzi che si auto osannano con frasi del tipo "un grande qualcosa" dove, al posto della parola qualcosa, potete metterci il genere che vi pare. Quindi vi starete chiedendo perché abbia deciso di leggere questo "grande thriller". Ebbene ci sono tre ragioni alla base di questa mia scelta: prima di tutto mi è stato inviato, a sorpresa, dalla casa editrice (che per inciso ringrazio per la copia); poi, ero nella fase in cui avevo bisogno di leggere un thriller (ogni tanto si manifesta questa sorta di dipendenza); in ultimo, i pareri entusiasti su Goodreads (ammetto di sbirciare le stelline date da altri utenti ogni volta che inizio un nuovo romanzo).

Detto questo, è bene fare una piccola, ma importante, precisazione: il romanzo della Land appartiene ad un sottogenere ben preciso del thriller quindi il punto da cui partire è inquadrarlo nella maniera più corretta. Si tratta, infatti, di un thriller psicologico ed in questo tipo di romanzi si tende ad enfatizzare, a dare maggiore importanza ai personaggi e alla loro psiche. Questo lo si comprende sin dalle prime pagine. Attraverso uno stile costituito da frasi brevi, quasi spezzate dai segni di interpunzione, dove la prosa prende il sopravvento sul discorso diretto e con un narratore che racconta in prima persona, entreremo nella mente di Milly, la protagonista, che vive un vero e proprio dissidio interiore, un conflitto mentale in cui alla sua voce si alternerà quella materna, un'ombra che, spesso e volentieri, viene a trovarla, a minare la sua abbastanza labile integrità fisica e mentale.

Non ci sarà una scia di sangue, gli omicidi sono già avvenuti e ci verrà raccontato il dopo. Milly è un'adolescente a cui hanno portato via tutto, persino il nome. È stata lei stessa a denunciare sua madre, una serial killer accusata di aver ucciso nove bambini. 
Il punto di forza del romanzo, a mio parere, è proprio la protagonista ed il suo legame viscerale con la genitrice. Nonostante la madre rappresenti la persona da cui scappare, al contempo è anche quella da cui tornare. Un cordone ombelicale mai reciso con la figlia che rappresenta una sorta di proiezione della madre. Milly dovrà fare i conti con la propria coscienza, un castello di carte pronto a crollare, e con quella sensazione di similarità che la avvicina, e di molto, alla figura materna. 

Non sono un'esperta del thriller psicologico e nemmeno una fan di questo sottogenere motivo per cui ritengo che quello della Land sia un buon esordio. Da lettrice ho avvertito delle mancanze generali che non mi hanno permesso di valutare la lettura con un metro di giudizio massimo. 
Se non ho nulla da eccepire sulla costruzione del personaggio che ritengo caratterizzato ottimamente, ho da ridire sulla vicenda in sé. Ritengo che sia stato dato davvero poco spazio al processo, che pure sarebbe dovuto essere il fulcro attorno al quale far ruotare la vicenda. Se ne parla, ma dopo 200 pagine, e soprattutto viene liquidato in pochi capitoli, in modo molto sommario senza quella costruzione necessaria a delineare il caso. I bambini sono morti, è chiaro, ma come? Perché? Che prove sono state raccolte? Ecco la linea investigativa non viene ricostruita lasciando il lettore spaesato. 
Per non parlare del titolo che, nella traduzione italiana, mina la suspense di cui dovrebbe essere permeato il romanzo. Durante la lettura, infatti, diventa quasi inevitabile lasciare spazio al dubbio che Milly ci stia mentendo fino a quando non si giunge alle battute finali e a quell'epilogo un po' scontato.
In definitiva un romanzo che ha dalla sua il fatto di lasciarsi leggere velocemente ma che non è ammantato da quell'aura di eccezionalità che pure ci si aspettava.




sabato 1 aprile 2017

Monthly Recap Marzo!



Rubrica a cadenza mensile per riepilogare quanto avvenuto nel mese appena trascorso



Oh,oh! Siamo già ad Aprile e questo vuol dire che si sta per aprire il quarto dei dodici capitoli che compongono questo nuovo anno che, a quanto pare, tanto nuovo più non è. Bene, non so voi ma credo che il tempo galoppi inesorabilmente e tra Pasqua, estate e Natale ci ritroveremo a breve con trombette e cappellini a salutare il 2018!
Sì, la pianto! Riavvolgo il nastro...Oggi inizia un nuovo mese e ciò vuol dire che è tempo di riepiloghi, ma anche di sbirciatine tra gli scaffali della mia libreria. Siete pronti? Iniziamo!!!




LETTURE E RECENSIONI


A marzo, complice un costante mal di testa, ho letto davvero pochissimo rispetto ai miei standard. Nonostante questo non posso assolutamente lamentarmi circa la qualità dei romanzi che mi hanno fatto compagnia in questi trentuno giorni. Di seguito trovate copertine e recensioni:



Testo Alternativo Testo Alternativo Testo Alternativo
Testo Alternativo
PROSSIMAMENTE



Il libro del mese di Marzo è, senza ombra di dubbio, "Magari domani resto" di Lorenzo Marone che ho anche avuto il piacere di incontrare il 21 Marzo, partecipando ad una delle sue ultime presentazioni in Puglia.





LIBRI SUI MIEI SCAFFALI


Marzo è stato il mese del mio compleanno per cui ho alcuni buoni da spendere nei prossimi mesi. Tuttavia i miei scaffali non sono rimasti indenni tra regali ed omaggi che vado a mostrarvi:


OMAGGI:
- "Se mi tornassi questa sera accanto" di Carmen Pellegrino, Giunti;
- "Distorted Fables" di Deborah Simeone,  Mondadori;
- "Una storia nera" di Antonella Lattanzi, Mondadori;
- "Una ragazza bugiarda" di Ali Land, Newton Compton Editori;
- "Fore Morra" di Diego di Dio, Fanucci (TimeCrime);
- "La moglie americana" di Katherine Wilson, Piemme.


REGALI e ACQUISTI:
- "Cose che non voglio dimenticare" di Lara Avery;
- "L'arminuta" di Donatella di Pietrantonio;
- "La ragazza con la bicicletta rossa" di Monica Hesse.




COSA LEGGO AD APRILE?


Cercando di stilare una sorta di TBR, ed incrociando le dita affinché io la rispetti, posso dirvi che vorrei leggere:



"Una storia nera" di Antonella Lattanzi
"La locanda dell'ultima solitudine" di Alessandro Barbaglia
"L'arminuta" di Donatella di Pietrantonio
"Fore Morra" di Diego di Dio
"E le stelle non stanno a guardare" di Loredana Limone
"La moglie americana" di Katherine Wilson



Bene, il breve viaggio è terminato per cui non mi resta che chiedervi: come è andato il vostro mese? Noi ci rileggiamo al prossimo appuntamento anche se posso anticiparvi che questo Aprile sarà molto molto ricco di belle esperienze, incontri, ma soprattutto belle persone!