giovedì 22 dicembre 2016

Recensione 'Il gioco dell'angelo' di Carlos Ruiz Zafon





Il gioco dell'angelo
Carlos Ruiz Zafon


Editore: Mondadori - Genere: Letteratura internazionale
Pagine: 466 - Prezzo: 12,50 € - eBook: 6,99€
(OMAGGIO CE)


Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L'ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.




A distanza di qualche giorno, torno a parlarvi di Zafon e del secondo volume della saga intitolata "Il cimitero dei libri perduti" che costituisce, per l'appunto, il file rouge, la comunanza, tra primo e secondo romanzo (suppongo che lo stesso accadrà per i successivi che non ho ancora letto!). Comunanza che si esplica, anche ne "Il gioco dell'angelo" con un libro ritrovato proprio in questo cimitero, luogo che, per chi non lo sapesse, ospita tutti quei romanzi abbandonati che altrimenti sarebbero andati persi. Nel suddetto romanzo, però, tale ritrovamento sembrerebbe di secondaria importanza rispetto alla storia che prende piede pagina dopo pagina. Per la verità, ad un certo punto, si scoprirà come il vissuto del protagonista David Martìn e tale libro, intitolato Lux Aeterna, siano intimamente e visceralmente connessi.

Non vi dirò molto di più della storia, mi piacerebbe focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti fondamentali, primo tra tutti il mio rapporto con questa lettura.

In tutta sincerità, questo romanzo non mi ha coinvolta emotivamente come il precedente, almeno non in quella che è la prima parte che ho trovata piuttosto lenta, piatta, come se la storia faticasse a decollare. Certo ci sono delle imbeccate che fanno capire al lettore che qualcosa di strano stia accadendo ma non c'è quel cambio di passo necessario tanto che, almeno fino a metà libro, mi sono dovuta davvero impegnare per proseguirne la lettura.
Poi, invece, il cambio di passo c'è stato. Il romanzo è diventato altamente adrenalinico e ha quasi surclassato l'inizio lento e stentato. Se avesse mantenuto il ritmo costante sin dal principio, in modo da consentire al lettore di entrare pienamente nel narrato fin dalle prime pagine, sarebbe stato all'altezza del precedente, ovvero "L'ombra del vento".
Ma, perché c'è un ma, questa diversa modalità narrativa tra il prima e il dopo mi ha dato l'impressione di leggere due diversi romanzi perché arrivata alle battute finali, in cui l'autore ripesca informazioni ritrovate nelle prime pagine e lì dimenticate, mi è sembrato quasi che facessero parte di un altro romanzo. 
Per non parlare poi del finale, inverosimile sì ma allo stesso tempo necessario perché completamente rispondente agli avvenimenti narrati.

Nonostante ciò, anche in questo romanzo emerge la grande capacità descrittiva dell'autore che arriva ad abbracciare non solo luoghi ma anche il contesto storico vissuto a Barcellona, la dittatura di Primo de Rivera con annessi e connessi.
Geniale e sorprendente, l'idea di ambientare il romanzo, dal punto di vista temporale, in un periodo antecedente rispetto ai fatti narrati nel precedente capitolo: dai primi del '900 fino all'epilogo nel 1945, anno in cui iniziano le vicende de "L'ombra del vento". Questo è un altro esempio di connessione tra i romanzi che raggiunge il suo massimo, e questa cosa l'ho molto apprezzata, coinvolgendo nuovamente la libreria dei Sempere che appariranno nelle vesti del nonno e del giovane figlio, nonché padre di Daniel il protagonista del precedente romanzo. Ma la cosa ancora più sorprendete è come in queste pagine prenda vita il personaggio di Isabella, la madre dello stesso Daniel defunta ne "L'ombra del vento", permettendoci di conoscere una figura che altrimenti sarebbe rimasta solo accennata.

Infine, ma non per importanza, il protagonista: David Martìn. Anche lui appartiene alla schiera dei personaggi che, usciti dalla penna di Zafon, non fanno altro che conquistare il lettore. È proprio la sua figura che ho apprezzato più di tutto e che mi ha permesso di porre in secondo piano i difetti riscontrati nella narrazione della prima parte dell'opera. 
David incarna quello che è il prototipo base dei personaggi di Zafon: un uomo tormentato, uno scrittore che combatte con parole, frasi, immagini; un uomo incapace di amare e che non lo lascia fare nemmeno agli altri. Altro punto di contatto una genitrice evanescente, non perché deceduta, ma perché ha abbandonato la sua famiglia. Ecco, quindi, un uomo nuovamente cresciuto dal padre, un padre che osteggiava il suo amore per la letteratura e che non era in grado di comprendere le esigenze del suo bambino.

In definitiva, meno coinvolgente del primo ma caratterizzato da tutti quegli elementi essenziali per apprezzare lo stile magnetico ed ipnotico di questo talentuoso scrittore. Dopo una piccola pausa proseguirò il mio viaggio alla scoperta del terzo capitolo che si prospetta essere, almeno da quanto dicono, avvincente, non quanto il primo, ma quasi!





6 commenti

  1. Buongiorno Anna :-) Anche per me IL GIOCO DELL'ANGELO è stato meno entusiasmante de L'OMBRA DEL VENTO. L'ho letto tanti anni fa, quindi credo che prima di leggere gli altri due volumi dovrò riprenderli tutti e due. Il ricordo però è quello di una lettura che, si, ha tutti gli elementi tipici dello scrittore, ma qualcosa in meno rispetto all'adrenalina che il primo volume ha suscitato :-)

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    1. Ciao Mikla! Noto che i nostri pareri sono molto simili :) Per avere una visione d'insieme credo proprio che vadano letti, non dico di seguito, ma non molto distanti gli uni dagli altri. A breve leggerò il terzo capitolo!

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  2. Mi spiace non ti abbia entusiasmato come il primo. A me piacque un pochino più del primo, ma è comunque un tassello che compone il ciclo di zafon e che arricchisce sempre più questo meraviglioso scenario :)
    Buone feste! :)

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    1. Vero, ogni tassello è importante quindi va letto per completare al meglio il quadro. Poi leggendoli di seguito si inquadrano meglio anche i piccoli dettagli che giocano un ruolo importante ai fini dell'intera saga. Buone feste a te!

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  3. mi credi se ti dico che dopo l'ombra del vento non ho nulla di Zafon? Avevo paura di restare delusa dai successivi e non ho mai trovato il coraggio di affrontare gli altri suoi libri! :)
    spero di riuscirci prima o poi!
    nel frattempo ti faccio tanti auguri di buon anno. a presto

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  4. Io lo sto leggendo in questi giorni e per il momento non mi sento molto coinvolta dalla storia. Vidal lo trovo egoista, Martin un illuso.

    Ma quello che più mi fa rabbia è il registro usato. L'ombra del vento è ambientato nel 1945 e utilizza un registro adatto al periodo storico. Non capisco perchè Zafon (o chiunque abbia tradotto) abbia deciso di usare il Lei invece del Voi, come ci si aspetta da un discorso tenuto nel 1900.

    Faccio fatica a leggere il romanzo per questo motivo, sperando che superato il primo blocco la storia si faccia più interessante.

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