venerdì 29 luglio 2016

Recensione 'Il primo inganno' di Riccardo Landini





Il primo inganno
Riccardo Landini


Editore: Cento Autori - Genere: Giallo/Noir
Pagine: 225 - Prezzo: 13,00 €
(OMAGGIO CE)


Cosa succede se, mentre sei intento a spiare una coppia clandestina, ti capita di vedere nella finestra del palazzo di fronte due balordi che violentano una ragazzina? E se nessuno ti crede quando lo racconti? E se ti intestardisci a voler scoprire a cosa hai realmente assistito? Brenno Sandrelli, perito assicurativo e detective a tempo perso incappa in una banda di stupratori assassini, ma la sua voglia di ficcare il naso dove non dovrebbe gli porterà un sacco di guai. Senza contare che, nell'ombra, qualcuno trama per ammazzarlo, inscenando un finto suicidio. La sua vita sarà sconvolta per sempre. E non ci sarà ritorno...







Da qualche giorno ho riposto questo romanzo sullo scaffale dei libri letti, tuttavia ho avuto bisogno di un po' di tempo per metabolizzare il tutto e riuscire a parlarvene come merita.
Prima di tutto vorrei ringraziare la casa editrice Cento Autori per la copia omaggio, tra l'altro permettetemi di aggiungere che ho scoperto di adorare il tipo di formato dei loro libri e l'impaginazione molto curata, ma soprattutto vorrei ringraziarli per avermi permesso di conoscere un autore, un giallista, come Riccardo Landini, la cui penna mi ha letteralmente conquistata. Credetemi è un autore del quale sentirete parlare. 

Il romanzo in questione rappresenta il primo capitolo della Trilogia dell'Inganno, comprendente i titoli di prossima pubblicazione "Non si ingannano i morti" e "Ingannando s'impara".
A mio parere ci troviamo di fronte ad un Giallo, con tutte quelle che sono le peculiarità di questo genere: una storia fatta di uno o più delitti; l'investigazione condotta dal protagonista per proprio conto per arrivare a far luce sulla vicenda; l'insospettabilità di quello che si rivelerà essere l'assassino. 
Tuttavia, nello specifico, non riferendoci al genere ma a quello che è lo stile, il romanzo potrebbe essere etichettato come Noir sia a causa delle ambientazioni, con atmosfere cupe, grigie, sia per tutto ciò che contraddistingue il protagonista, un antieroe, un uomo che si troverà invischiato in una situazione molto pericolosa, di difficile comprensione, e che è chiamato a sopravvivere. Credo che questo sia il termine esatto: sopravvivenza. E per fare questo, oltre a voler cercare le risposte che lo portino alla risoluzione di quello che diventa un vero e proprio caso, sarà costretto ad usare metodi non proprio ortodossi per salvarsi la pelle. 
Tutte queste caratteristiche vengono ritrovate in una figura in carne ed ossa, un certo Brenno Sandrelli che è anche il protagonista di questa storia.

Brenno di mestiere fa il perito assicurativo. Siamo di fronte ad un personaggio che, aggettivandolo, definirei schietto, diretto e, soprattutto, ironico, per intenderci uno di quelli con la battuta facile. Un quarantenne che, a fine giornata, preferisce astrarsi dalla realtà caotica e martellante della città e rifugiarsi nel suo casolare in aperta campagna con la moglie Marcella, quella moglie con cui, dopo otto anni di alti e bassi, ha in comune più scricchiolii che battiti di cuore. Tuttavia Brenno si diletta, per necessità, a fare il detective e, durante un appostamento, assoldato per fotografare ed incastrare una coppia di amanti, scorge attraverso una delle finestre dello stabile vicino una ragazzina nuda, inginocchiata davanti a due uomini. Tutto avviene in un attimo perché le imposte vengono chiuse e in Brenno si insinuerà il dubbio che quanto visto non sia reale. Da questo momento in poi, in seguito ad una serie di appelli concernenti la scomparsa di minorenni il nostro protagonista, volendo vivere sereno e senza il cruccio di non aver fatto nulla, inizia la sua indagine personale, indagine che, in realtà, gli permetterà di trovare dentro di sé un motivo per continuare a vivere anche se da questo momento in poi dovrà iniziare a sopravvivere. 


"Dicono che nella vita di ciascuno capita un colpo di fortuna da afferrare al volo. Oppure, secondo altre versioni, transita un treno che non si può perdere. A me, purtroppo, era capitato di trovarmici sotto, mentre ero legato alle rotaie"


Ho letto questo romanzo nel giro di due giorni, letteralmente catturata da quello che è il modo di scrivere dell'autore: uno stile accattivante, incalzante, caratterizzato da tutta una serie di imbeccate riguardanti quanto avverrà di lì a breve, magari semplicemente voltando la pagina, creando così quel forte senso di curiosità nel lettore e la voglia di proseguire senza sosta. A tutto ciò si aggiungono poi i colpi di scena ed un crescendo di tensione che conducono al finale inaspettato. 
All'inizio vi ho detto che sentirete parlare di Landini perché credo si tratti di un giallista che merita di essere scoperto. Il motivo è molto semplice: sin dall'inizio verranno prospettate delle scene che indurranno il lettore a pensare in un determinato modo, preciso ed inequivocabile al punto tale da non avere alcun dubbio su quanto sia stato raccontato. Questo è singolare perché a posteriori, quando si farà luce su tutta la vicenda, il lettore capirà di essersi sbagliato sin dal principio, che tutto era stato orientato dall'autore per indurlo a pensare in quella maniera. Comprenderà come vi sia una storia nella storia che avrà un suo perché, al punto tale che inizio e fine non saranno mai stati tanto legati tra loro.

Un romanzo geniale, una trama fitta, solida, ben strutturata, pensata e raccontata. Un protagonista al quale è davvero difficile non legarsi, con il quale si empatizza a per il quale si parteggia sin dal principio. 

Una storia in cui le cose non sono mai quello che sembrano e che vi terrà col fiato sospeso. Un'ottima compagnia da portare in spiaggia per trascorrere qualche ora di buona lettura, tutta italiana, sotto l'ombrellone. Insomma, se non lo avete letto, è tempo di rimediare!






lunedì 25 luglio 2016

Autho(r)psy #1: A Locorotondo con Lorenzo Marone

Rubrica a cadenza occasionale dedicata ad interviste ed incontri con gli autori



Buongiorno lettori, oggi sono felice di inaugurare una nuova rubrica del blog per il cui nome devo ringraziare mio fratello che ha sempre dei colpi di genio notturni, sarà una cosa di famiglia!
Con Autho(r)psy ho pensato di dedicare una nuova sezione del blog agli incontri con gli autori, alle interviste e a quanto concerne questa specifica sfera. Devo ammettere che la nascita di tale rubrica era nell'aria ma, qualche sera fa, ho avuto l'onore di conoscere e presenziare all'evento con ospite Lorenzo Marone. 
Allora mi sono detta che forse fosse il caso di darle il via sin da subito e non potevo trovare autore migliore per l'inaugurazione! Siete pronti a rivivere con me una bellissima serata ricca di emozioni e di rivelazioni? Mettetevi comodi perché partiamo dal 'C'era una volta...'.



Siamo alla fine di Giugno e, in una delle tante serate di calura estiva, il mio cellulare ha emesso un trillo secco accompagnato da un unico messaggio che recitava: "Maestààààààà" (per chi non lo sapesse, questo è il nomignolo che La Libridinosa mi ha bellamente affibbiato in seguito ad un trascorso che non sto qui a raccontare!). Per tutta risposta arriva il mio "Sìììììììììì" e di qui un'informazione stratosferica: il 20 Luglio, alle 20:00, Lorenzo è a Locorotondo!
Dopo una notizia del genere, premettendo che non sono propriamente vicina al posto, che non ci sono mezzi pubblici che mi permettano di avventurarmici, ho pensato bene di coinvolgere la mia famiglia che si è mostrata sin da subito disponibile.
Ora, piccolo aneddoto: mia madre ha l'abitudine di organizzare il menù di tutta la settimana a partire dal lunedì per cui quando ha iniziato a proporre pietanze per la cena del 20, voci fuoricampo le si sono sovrapposte con un "Mercoledì andiamo da Lorenzo...", fino a quando non ha iniziato a dirlo lei stessa.

LOCOROTONDO
Arrivato il giorno tanto atteso, studiato il percorso, avvistati i possibili parcheggi, chiacchierato con Laura che era emozionata quasi quanto me, caricata la macchina con tutta la famiglia, siamo finalmente partiti per Locorotondo alle ore 19:00 (a mio parere era già troppo tardi ma l'autista ha calcolato i tempi ed io non potevo che fidarmi!).

Piccola digressione su Locorotondo: "...il suo nome deriva dalla morfologia assunta dal primo centro abitato, sorto attorno all'anno mille. Le prime casupole di un villaggio composto da agricoltori furono edificate su un altopiano attrezzato, addossate le une alle altre, a pianta circolare, quasi a voler cingere a corona quella terra strappata a boschi di querce e fragni per renderla coltivabile e fertile...".

Insomma alle ore 19:52 giravamo a vuoto nel parcheggio in attesa che qualche anima pia liberasse un piccolo posticino per la nostra grande automobile. In quel momento ho iniziato a sudare freddo nonostante fossimo vicini al luogo in cui si sarebbe tenuto l'incontro con Lorenzo l'orologio non aveva alcuna intenzione di arrestare la sua corsa. In quel momento mio fratello ha pronunciato il fatidico "Anna attivati!", che è una sorta di richiamo per risvegliare la mia grande fortuna (è risaputo che la mia sola presenza in auto faccia liberare posti come per miracolo, sono nata con la camicia infatti!), ed ecco che finalmente troviamo il tanto agognato parcheggio. Intanto sono le 19:56.
Abbandonata la famiglia al proprio destino, ho iniziato ad inerpicarmi lungo la scalinata che conduceva al centro storico e al sagrato della Chiesa Madre, dove si sarebbe svolto l'incontro. Nel frattempo il cellulare emetteva molesti suoni tra i quali un messaggio della cara Laura che mi chiedeva se Lorenzo fosse arrivato, in effetti erano le 20:01 ed ero io quella a non essere arrivata.
Cammina, cammina, svoltato l'angolo, mi sono ritrovata davanti ad una discreta affluenza che popolava Piazza Rodio. Piazzo borsa, i miei nel frattempo arrivano ed il mio sguardo radar sonda ogni cosa fino ad imbattersi in Lorenzo, solo soletto, alle spalle della platea.
Per natura sono una persona molto timida per cui ero lì che mi domandavo se fosse opportuno avvicinarmi o meno, disturbarlo prima o dopo. Sospinta da una forza (suppongo fosse la Failla a distanza, ormai ha influssi nazionali lei!) mi sono avvicinata e presentata facendo le seguenti scoperte:

  • Lorenzo è più timido di me facendo sì che io mi sia sentita molto intraprendente;
  • ha capito chi fosse la Anna che si era cavallerescamente avvicinata a lui;
  • è stato davvero contento che avessi percorso i chilometri che mi separavano da Locorotondo per presenziare al suo evento.

Alle 20:20 ha avuto inizio l'incontro e, come sempre sono stata trasportata, dalla grande capacità linguistica di Lorenzo che non solo è in grado di ammaliare con il suo dolce narrare, cosa che ho avuto modo di apprezzare durante la lettura de "La tristezza ha il sonno leggero" (di cui vi ho abbondantemente parlato qui), ma anche di mantenere viva l'attenzione del pubblico che lo ascolta.
Accompagnati dalla lettura di alcuni passi del romanzo, dalla dolce melodia suonata da un'incantevole violinista, dal vento pungente che ha reso la serata alquanto freddina, la voce di Lorenzo ha tracciato il profilo di Cesare sovrapponendolo a quello di Erri, due personaggi che ad età diverse, 70 anni nel primo caso e 40 nel secondo, si ritrovano a tirare le somme, a compiere un bilancio della loro vita. Si è parlato di mezzi figli, di famiglie "allargate", di scelte mancate, di personaggi deboli e di personaggi forti con i primi che risultano vincitori, che si evolvono in positivo dalla prima all'ultima pagina, e con i secondi, che invece, soccombono irreparabilmente. Si è parlato anche di come la storia che Lorenzo racconta sia in parte ispirata a quella che è la sua vita, anche lui figlio di genitori separati, e di come questa stessa storia abbia riportato a galla immagini che aveva completamente rimosso dalla memoria, o che comunque erano rimaste sopite per lungo tempo.

Interessante il dettaglio dell'inserimento, a posteriori, dei passi tratti dalla Moleskine di Matilde, la moglie di Erri, per rendere questo personaggio ancora più vicino agli occhi del lettore, più umana, più accessibile, passi che, tra l'altro, sono stati inseriti pochi giorni prima della stampa del romanzo.

Piccolo accenno anche al nuovo romanzo in cui avremo una protagonista donna che permetterà a Lorenzo di parlare di una Napoli diversa, non più tanto borghese ma neanche gomorriana (passatemi l'aggettivo!).

Inutile dirvi che, durante la presentazione, il mio occhio si spostava verso tutte quelle persone che, quasi per timore che le copie terminassero (cosa che è effettivamente avvenuta e ne sono testimone!) cercavano di accaparrarsene una  ed iniziavano a sfogliare il romanzo con l'intento di ritrovare quei personaggi, quella storia di cui si è parlato per un tempo che, come sempre, è volato via nel vero senso della parola.

Terminato l'incontro, ovviamente, Lorenzo si è sottoposto al firma copie e alla foto di rito anche se, prima che potessi chiedere quest'ultima, è stato lui stesso a dire "Certo! Dobbiamo fare la foto". Ecco, al momento della suddetta foto, tutta la fatica nel fare la piega, stirare i capelli con spazzola e phon e poi con piastra, cosa per la quale ho sudato sette camicie, è andata a farsi friggere perché il vento ha pensato bene di riacconciarmi il tutto alla propria maniera, dettaglio ben visibile se osservate il riflesso della mia ombra e quel ciuffo che spunta un po' alla Alfa Alfa.

Per concludere, una serata ricca di emozioni, di belle parole, un incontro, quello con Lorenzo, indimenticabile, in cui si è parlato di desideri, di sogni, di speranze, di tristezza con il sonno leggero, alla quale tuttavia si contrappone quella instancabile tentazione di essere felici. 
Con una doppia dedica, il cuore pieno di tante belle sensazioni ed il sorriso sulle labbra si torna a casa, molto più ricchi di quando si è partiti!










mercoledì 20 luglio 2016

Recensione 'Belgravia' di Julian Fellowes




Belgravia
Julian Fellowes


Editore: Neri Pozza - Genere: Letteratura Internazionale
Pagine: 414 - Prezzo: 18,00 € - eBook: 12,99€
(OMAGGIO CE)


1815, Bruxelles. Tre giorni prima della battaglia di Waterloo che decreterà la caduta dell’impero napoleonico, la Duchessa di Richmond dà un ballo di gala per celebrare il coraggio del Duca di Wellington e dei suoi ufficiali, posti a difesa della città assieme all’esercito prussiano. Poco dopo la mezzanotte, arriva la notizia che l’esercito di Napoleone ha superato la frontiera e gli inglesi lasciano la festa per riunirsi alle truppe. A Sophia Trenchard, i cui genitori James e Anne Trenchard si sono arricchiti enormemente durante la rivoluzione industriale e sono entrati da poco nei salotti buoni dell’alta società, della guerra non interessa granché. Lei pensa solo a Edmund Bellasis, figlio ed erede di una delle famiglie più importanti della Gran Bretagna. Ancora non può sapere che quella notte accadrà un evento che cambierà per sempre il resto della sua vita... Venticinque anni dopo, nel 1840, i Bellasis, conti Brockenhurst, vivono a Belgravia, un nuovo quartiere di Londra costruito a un passo da Buckingham Palace. Un formidabile progetto realizzato da James Trenchard, che nel frattempo si è dato alle costruzioni. Ma se la vita della nobiltà sembra trascorrere serena, tra agi e pettegolezzi, tra i servitori gira voce di un segreto sconvolgente, un segreto che avrebbe a che fare con un ballo e con l’orfano che, da qualche giorno, si aggira nelle case dei potenti.





Quando il corriere si è presentato alla mia porta dicendomi che c'era un pacco da firmare mi ci sono fiondata con quella sensazione strana, quasi di speranza. Quando ho intravisto il famoso pacco tra le sue mani e ho sbirciato il nome della casa editrice avrei voluto, nell'ordine, abbracciare il corriere, strappare l'involucro e saltellare per casa perché avevo già intuito quale fosse il contenuto. 
Cosa ho realmente fatto: ho salutato il corriere augurandogli buon lavoro senza abbracciarlo, ho aperto con cura il pacchetto conservando l'involucro tra i cimeli di una book blogger e infine ho saltellato per casa (sì questo l'ho fatto!).
A tal proposito vorrei ringraziare la casa editrice Neri Pozza per la copia omaggio di quello che ritengo essere un capolavoro, ma, trattandosi di Fellowes, posso dire che non avevo dubbi in proposito.

Balli di gala, carrozze, vesti fruscianti e alte uniformi costituiscono quello che per me è un vero e proprio sentirsi a casa. So di essere nata nell'epoca sbagliata e spero tanto che una mia antenata abbia vissuto una vita del genere, tuttavia credo di essermi dilungata abbastanza per cui vado al sodo.

Con Belgravia siamo di fronte ad un romanzo che si muove su due registri temporali e in due luoghi ben distinti: 1815 Bruxelles, 1841 Belgravia, un nuovo quartiere di Londra costruito a due passi dalla residenza reale. Ad essere precisi il primo periodo è fine a se stesso, occupa la prima trentina di pagine, e funge da introduzione a quello che poi sarà il romanzo vero e proprio e alla storia che ha da raccontare.
Quindi, epoche diverse, luoghi differenti ma stessi personaggi, ad eccezione di qualcuno, cosa che non ho molto apprezzato ma che si è rivelata necessaria per imbastire tutto il resto e dare corpo alla struttura del romanzo. 
Da una parte troviamo i Trenchard, la famiglia di Sofia, il cui padre è molto ricercato nella comunità mercantile perché è colui che rifornisce l'esercito di vettovaglie ed è anche colui che, facendo un cambio di rotta, nella seconda parte del romanzo abbraccerà il settore edile compiendo la tanto agognata scalata sociale; dall'altra i conti Brockenhurst, la famiglia di Edmund Bellasis. Un amore osteggiato da ambo le parti, due famiglie che non potrebbero essere più diverse tra loro ma accomunate da un segreto sconvolgente, un segreto che ha le fattezze del giovane Charles Pope. 


"Nient'altro importava, non più. Lei lo amava. E lui la ricambiava. Gli aveva conferito il titolo di innamorato. Non gli serviva sapere altro. Se gli avesse spezzato il cuore, ne sarebbe valsa la pena, anche solo per quel breve interludio. Non poteva prevedere cosa sarebbe accaduto, ma amava, riamato. Per il momento doveva bastare."


'Belgravia' è il romanzo delle gelosie, dei tradimenti, degli scandali e, soprattutto, dei colpi di scena e sarete mirabilmente guidati nei meandri più segreti della nobiltà londinese proprio grazie allo stile dell'autore: solido, corposo, altamente descrittivo, che ben si adatta all'epoca temporale e alle vicende raccontate ma che richiede una certa attenzione da parte del lettore. 
Quello che accade ai protagonisti, che, badate bene, sono tanti ed ognuno con un ruolo preponderante e ben definito, è simile a quanto avviene quando un filo di perle si spezza: i grani, che simboleggiano le loro vite, si spargono sul pavimento e nulla ha più senso. Bisogna ritrovare il primo e ricominciare ad infilare con pazienza. Questa credo sia la metafora che meglio rende, da un punto di vista rappresentativo, il romanzo. Il lettore è chiamato a rimettere insieme quei pezzi, quelle mezze verità di facciata.
Ovviamente, proprio durante questa ricostruzione, si imbatterà in una serie di personaggi che non sono solo tratteggiati, sono ben costruiti, sono delle creature pensanti, con caratteri forti, e ad ognuno di loro è dedicato il giusto spazio tanto che possiamo sentirne le voci.

Ho apprezzato molto la capacità narrativa di Fellowes e il suo voler aggiornare il lettore con un'alternanza di parti discorsive che lo mettono al corrente di quanto avvenuto durante quel salto temporale che ci conduce dal 1815 al 1841.

In definitiva, questo è il romanzo dei segreti, delle mezze verità, delle verità personali che ognuna delle figure coinvolte svilupperà per proprio conto per cercare una spiegazione, del non detto, del taciuto. 
Questo è un romanzo in cui si parla di famiglie, allocate sui diversi gradini della scala sociale ma con la smania di espugnare le fortezze per trarne i propri vantaggi, per attuare quella scalata a cui tutti ambiscono. 
Questo è un romanzo in cui anche la servitù ricopre un ruolo di rilievo, tanto da diventarne i protagonisti, da tradire i propri padroni riesumando gli scheletri custoditi gelosamente negli armadi dietro lauti compensi, perché è il denaro che permette di appartenere 'al bel mondo'.

Un romanzo consigliato soprattutto a chi ama muoversi nelle epoche passate, a chi ama respirare il profumo di antico, a chi ama le saghe familiari e i segreti che le caratterizzano.







venerdì 15 luglio 2016

Recensione 'L'allieva' di Alessia Gazzola


Buon venerdì lettori! Siamo giunti al termine di un'altra settimana ed è tempo di una nuova recensione, quella che mi piace amichevolmente definire 'la recensione prima del weekend'.
Oggi vi parlo di una lettura inserita nella TBR di Giugno e che non ero riuscita a spuntare al termine del mese. L'ho recuperata in questi giorni e sono stata davvero felice di averlo fatto. Avevo bisogno di un romanzo del genere e soprattutto del personaggio femminile, nonché protagonista, che mi ha conquistata. Allo stesso tempo ho avuto modo di fare ammenda e recuperare una delle autrici italiane che volevo conoscere già da un po': Alessia Gazzola e "L'allieva". Vi auguro una buona lettura!





L'allieva
Alessia Gazzola


Editore: Longanesi - Genere: Giallo
Pagine: 369 - Prezzo TEA: 12,00 € - eBook: 8,99€


Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po' distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l'istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall'affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all'omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta. Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un'aureola di sangue, capisce che quello non sarà un caso come gli altri. Perché stavolta conosce la vittima.






Avete presente quella strana sensazione che si insinua sotto la pelle quando vi imbattete per la prima volta in una persona? Quando da quel primo semplice sguardo sapete definirla punto per punto come se la conosceste da una vita? Non avviene sempre, ma non è neanche una rarità.
Per quanto mi riguarda sono una persona che va molto a sensazioni, che si fida molto di quel primo sguardo, di quella prima impressione e, il più delle volte, è raro che io mi sbagli. Con Alice, e di conseguenza con la Gazzola, è successo proprio questo: si è instaurato un feeling stupendo, una sensazione di simpatia lampante, già a partire dalle prime pagine.

E se già la scintilla era scoccata, a completare il quadro generale, ci si è messa la stessa autrice che, avendo deciso di assegnare un titolo ben preciso ad ognuno dei capitoli che costituiscono il romanzo, tra i tanti scelti, mi ha palesato le battute iniziali di una delle canzoni che più amo: "I dubbi dell'amore" di Fiorella Mannoia. Per intenderci il titolo in questione è 'Se una mattina io mi accorgessi che con l'alba sei partito...' : apoteosi.

Come se non bastasse, la protagonista Alice Allevi è un medico legale e chi mi conosce sa che, al momento della scelta universitaria ero molto combattuta tra la facoltà che poi ho scelto, ovvero Farmacia, e Medicina con specializzazione in Medicina Legale. Quindi leggere di Alice, leggere di quel mondo così mirabilmente raccontato dalla stessa autrice, mi ha permesso di sentirmi nel luogo giusto, di sentirmi a casa. 

A questo punto credo vi stiate chiedendo chi sarà mai la suddetta Alice Allevi. 
Ebbene, Alice è una specializzanda o, per sua stessa definizione, un'appendice vermiforme della Medicina Legale, colei che non può competere con serie televisive come E.R., CSI e Dr House. Per la verità, ad una prima impressione, rappresenta quanto di più lontano possa esserci da una specializzanda del tipo sopra citato: impacciata, maldestra, sbadata, distratta, insomma non ne combina una giusta!
Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena dove è stato ritrovato un cadavere rappresenta un aspetto della quotidianità, del suo lavoro. Ed è quello che la stessa Alice crede quando insieme a Claudio, il suo superiore, e Ambra entra in un lussuosissimo appartamento romano dove è stato rinvenuto il cadavere di una giovane donna, donna che, però, la nostra protagonista ha conosciuto proprio il giorno precedente e, tra l'altro, per pura casualità.
Alice si sentirà improvvisamente coinvolta da quel caso apparentemente banale ma che si rivelerà, poi, piuttosto insidioso. Un caso in cui il confine tra causa accidentale e causa omicidiaria è molto labile. 


"Il rischio fa parte della vita. Per andare fino in fondo bisogna avere il coraggio di affrontarlo."


Il punto di forza di questo romanzo è rappresentato, senza ombra di dubbio, dalla sua protagonista: Alice. Un personaggio che o si ama o si odia, ma credo che propenderete, come me, per il primo caso. Una specializzanda sui generis e dal carattere molto molto umano, cosa che l'autrice fa ben emergere dopo il rinvenimento del cadavere proprio per quel senso di smarrimento, di impotenza e di paura che caratterizza la sua persona. Alice metterà in discussione ogni cosa, primo tra tutti il suo lavoro e il rapporto con il suo superiore di vedute diverse dalle sue. E sarà proprio quando nella sua mente si farà strada il pensiero che possa trattarsi di un omicidio che emergerà quello che è un vero e proprio talento investigativo. Perché Alice è dotata di spirito di osservazione, è appassionata, curiosa ed attenta ai dettagli, ai particolari, e questo porterà a quella sorta di evoluzione a cui il lettore si troverà di fronte pagina dopo pagina. Accanto a lei, anche gli altri personaggi appaiono ben delineati e caratterizzati da una propria emotività: dal fascinoso Claudio, lo scapolo d'oro dell'Istituto di medicina legale, il cosiddetto uomo di punta, ad Arthur che è impressionante, con quel suo modo di parlare così limpido, così accattivante.

Uno stile fresco, scorrevole, preciso e dettagliato, a cui ben si accompagna un linguaggio specialistico di carattere medico-scientifico. Vi sembrerà di trovarvi nella storia, al fianco di Alice e questo è dovuto alla grande capacità narrativa della Gazzola e alla perfetta ricostruzione di quella che è l'indagine, la struttura portante dell'intero romanzo. Proprio per questo motivo mi sentirei di definirlo un thriller medico, piuttosto che un giallo, intendendo con questo termine tutti quei romanzi in cui un ruolo fondamentale è giocato proprio dal medico legale e dalla polizia scientifica che per sbrogliare il bandolo della matassa ricorrono proprio all'analisi di quegli stessi reperti che vengono recuperati sulla scena del crimine. 

Per concludere, una lettura che non manca di nulla: amore, amicizia, lavoro e mistero sono i componenti essenziali. Una lettura super consigliata soprattutto se affrontata in questo periodo dell'anno in cui si fa incetta di romanzi di questo genere e affini.

(Curiosità: ho letto proprio in questi giorni sulla pagina Facebook dell'autrice che, dal 4 Ottobre, andrà in onda la fiction ispirata a "L'allieva" con protagonista Alessandra Mastronardi)





martedì 12 luglio 2016

Recensione 'Cade la terra' di Carmen Pellegrino


Buongiorno miei cari lettori! Qui da me fa un gran caldo ma, nonostante ciò, le mie letture procedono speditamente e, per questo motivo, ci aggiungerei un bel 'per fortuna!'. 
Oggi voglio lasciarvi la mia opinione circa un romanzo davvero singolare, caratteristica per la quale ha saputo toccare le giuste corde del mio essere lettrice. Un romanzo che si è aggiudicato il massimo delle stelline sul mio profilo Goodreads ed anche un posto speciale nella mia libreria. Preparatevi a fare un viaggio tra le pagine di "Cade la terra" di Carmen Pellegrino, conosciuta come 'l'abbandonologa', ovvero colei che per professione, cito, "...indaga su borghi disabitati e rovine di antichi insediamenti attraverso il cui studio ha gettato le basi per una scienza dell’abbandono come forma di recupero alla coscienza del vissuto storico dei luoghi...".




Cade la terra
Carmen Pellegrino


Editore: Giunti - Genere: Letteratura Italiana
Pagine: 212 - Prezzo: 14,00 € - eBook: 6,99€


Alento è un borgo abbandonato che sembra rincorrere l'oblio, e che non vede l'ora di scomparire. Il paesaggio d'intorno frana ma, soprattutto, franano le anime dei fantasmi che Estella, la protagonista di questo intenso e struggente romanzo, cerca di tenere in vita con disperato accudimento. Voci, dialoghi, storie di un mondo chiuso dove la ricchezza e la miseria sono impastate con la stessa terra nera. Capricci, ferocie, crudeltà, memorie e colpe di un paese condannato a ritornare alla terra. Come tra le quinte di un teatro ecco aggirarsi un anarchico, un venditore di vasi da notte, una donna che non vuole sposarsi, un banditore cieco, una figlia che immagina favole, un padre abile nel distruggerle.






Partiamo da un presupposto, una caratteristica che mi riguarda: nutro un forte attaccamento verso il passato, la storia e, nello specifico, i miei antenati al punto tale da condurre anche delle ricerche per la ricostruzione dell'albero genealogico della mia famiglia. Potete ben capire come una storia del genere facesse al caso mio e di come ne sia stata subito attratta quando un mio caro amico, anche lui scrittore, me ne ha parlato qualche mese fa.

Il protagonista del romanzo è Alento, un borgo abbandonato, ed i suoi abitanti, sia che si tratti di vivi, sia che si tratti di morti. Alento, un avamposto di confine, una grancassa posata su un piano erboso, è destinato a dissolversi nella terra a causa delle continue frane che caratterizzano il paesaggio circostante. Un borgo che non vede l'ora di scomparire insieme a tutto quello che racchiude: segreti, storie, vite. 
Un paesaggio brullo, fatto di grotte come quella dell'Angelo, dove riposano le ossa degli appestati che vi si nascosero fino a quando non sopraggiunse la morte, o ancora quella della Frana, visitata ogni anno dall'omonima Madonna in due periodi ben precisi: la prima domenica di maggio per la raccolta del grano e in autunno per "..mantenere ferma la terra..." quando sarebbero venute giù le abbondanti piogge.
Ed è proprio in questa cornice che la voce di Estella inizierà a prendere sempre più forza, sempre più vigore, per poter raccontare e tenere in vita le anime dei fantasmi che franano insieme a tutto il resto.

Il romanzo è diviso in tre grandi sezioni. Nella prima parte conosciamo la storia della giovane protagonista che torna ad Alento, sua città natale, come istitutrice presso la famiglia de Paolis. Dovrà occuparsi di Marcello, figlio dei suddetti, dalla personalità arrogante: allontanato da scuola per essere ammansito a casa, prova un profondo odio per gli abitanti del paese che egli stesso considera di rango inferiore rispetto al suo. Questo odio se lo porta dietro da generazioni, raggiungendo proprio con lui il compimento di quell'opera iniziata anni addietro, "...togliendogli la possibilità di conoscere le cose del mondo in modo più intimo [...] seppellendogli l'impulso di avvicinarsi agli altri senza la corazza del suo privilegio...". Veniamo così messi al corrente della vita nel borgo, dei diversi modi di vivere dei suoi abitanti, dai popolani ai possidenti.

Negli anni '60 l'esodo dal vecchio al nuovo borgo diviene sempre più consistente tanto che anche i de Paolis si trasferiscono ma non Estella. Lei rimane in quella casa a custodire quello che resta del borgo, vaga per le stradine, nelle case che sono aperte, con le imposte accostate come se chi ci abitava avesse dovuto fare ritorno da un momento all'altro, riconosce i volti, gli oggetti rimasti tra i sassi, i parti e le morti che hanno attraversato ogni singolo muro. A farle compagnia ci sono solo i morti e le loro storie: "...ogni cosa è un teatro, con le quinte in disfacimento, il palco che crepita sotto i passi, un teatro dove possono esibirsi anche quelli che una scena non l'hanno mai avuta..." .
Ed è in questa seconda parte che ad Estella si affiancano le voci di altri personaggi che, state ben attenti, non sono considerate delle figure secondarie, ma vanno a completare quella cornice d'insieme che permette di apprezzare sempre più e sempre meglio quanto raccontato. 

La terza ed ultima parte è quella che contiene l'insegnamento, la morale di questa favola disincantata: i vivi riempiono il vuoto della loro esistenza con le vite passate perché il peso della solitudine li annienta, ma nonostante questo, bisogna lasciare andare chi è morto.


"Sediamo presso i morti che ci divengono così cari, ne ascoltiamo le parole il cui senso abita in noi e non dobbiamo fare altro che riconoscerlo. Talvolta essi ci ricompensano, quando ritornano a casa nelle forme più strane. D'altronde, nessuno fra i morti se ne va completamente, così come fra i vivi nessuno ci sarà mai del tutto."


"Cade la terra" rappresenta il romanzo d'esordio di Carmen Pellegrino. Inizialmente pensato per raccontare la storia di Roscigno Vecchia e della sua ultima abitante, la stessa autrice ha poi deciso, come ci racconta lei stessa nella nota finale, di non narrare soltanto di un determinato luogo abbandonato, ma di far rientrare più di una storia di solitudine. 
Un romanzo profondo nel quale il confine tra vita e morte è così labile, così sottile, da permettere una coesistenza tra due mondi tanto estranei. Un romanzo in cui ritroverete elementi del passato, modi di dire, modi di fare. 
Con uno stile particolareggiato, ricercato, raffinato, quasi sospeso nel tempo, proprio come ciò che racconta, conosceremo storie e personaggi che sanno emozionare. 
In alcuni punti, nel corso della lettura, ho dovuto fare delle pause perché le emozioni che si provano sono tante e di difficile descrizione. 
Ogni personaggio di cui si parla ha una propria personalità forte, sicura, al punto tale da andare al di là della carta. Si tratta di figure da toccare con mano, voci che si raccontano e che sanno emozionare, che sanno stare sulla scena, riempiendo un determinato tempo ed un determinato spazio e la bravura della scrittrice risiede proprio nella sua capacità di far rivivere uomini e donne che la storia ha dimenticato.

In definitiva un romanzo che ha bisogno sì di una certa attenzione nel corso della lettura, ben strutturato, ben costruito e veramente ricco, ma capace di toccare ad una ad una le corde del cuore.
Rimarrete incollati alle pagine dall'inizio alla fine perché vi sembrerà di essere stati trasportati ad Alento, sarà come risiedere lì, sentire la frana, la devastazione e l'oblio che tutto cancella.





venerdì 8 luglio 2016

Recensione 'La casa delle donne che volevano rinunciare all'amore' di Karine Lambert


Buon venerdì miei cari ed affezionati lettori, oggi è giornata di recensioni e voglio parlarvi di un libro che ho terminato già da qualche giorno. Un romanzo dal quale mi aspettavo molto di più e che invece mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Buona lettura!




La casa delle donne che volevano rinunciare all'amore
Karine Lambert


Editore: Sperling&Kupfer - Genere: Letteratura Rosa
Pagine: 262 - Prezzo: 17,90 € - eBook: 9,99€


Nel suo bel palazzo parigino, la Regina, affascinante ballerina in pensione, ha deciso di far entrare solo donne. Nei vari appartamenti, quindi, vivono Giuseppina, una siciliana scappata dal padre padrone, che vende antiquariato al mercato delle pulci. Simone, amante della natura che è stata lasciata da un sudamericano traditore; Rosalie (Labonté di nome e di fatto), placida maestra di yoga. Juliette, l'ultima arrivata, che cerca ancora l'amore. L'unico maschio è Jean-Pierre, un gattone vagabondo e molto molto intelligente. Grazie al quale la vita della casa prende una piega del tutto imprevista: e gli uomini (insieme all'amore), usciti dalla finestra, rientrano dalla porta. Nei personaggi di Karine Lambert, tratteggiati con charme e tenerezza, ognuna troverà un pezzetto di sé: la dignità maestosa della Regina, la sensualità romantica di Juliette, l'ombrosa passionalità di Giuseppina e la calorosa tranquillità di Rosalie; ritroverà l'amicizia tra donne, sempre in bilico tra solidarietà e competizione, ma anche maternamente protettiva e incondizionata; la passione nel lavoro, la freschezza e l'intensità dei sentimenti. E alla fine troverà anche il piacere di una conclusione piena di generosità, di speranza e di gioia.





Protagoniste di questo romanzo sono le donne, o meglio le voci di donne che si raccontano. Non c'è un prologo, un preambolo di qualsiasi tipo a spianarci la strada, facendo sì che ci ritroviamo catapultati direttamente nel racconto. Le precisazioni, se così possiamo chiamarle, troveranno spazio in un secondo momento. 
In apertura abbiamo una partenza: Carla, una delle donne che abitano la famosa casa di cui si parla nel titolo, sta partendo per l'India. Ma si sa, ad ogni partenza corrisponde un ritorno e, nello specifico, si tratta di un nuovo arrivo di nome Juliette. A questo punto è opportuno rivedere come cambia l'assetto dell'abitazione.

Siamo a Parigi. Al numero quindici del XX arrondissement sorge quella che è conosciuta da tutti come la casa delle donne che volevano rinunciare all'amore
Ora, dovete immaginarvi questo stabile come un'arnia al cui vertice c'è la Regina, di nome e di fatto e nei vari appartamenti le api sottoposte e tanto laboriose, Giuseppina, Simone e Rosalie, tutte rigorosamente femmine perché agli uomini, e quindi ai fuchi, non è concesso varcare la soglia. 
Ognuna con una propria storia, si raccontano al lettore narrandogli di come a mani vuote, o quasi, e con il cuore spezzato, siano state accolte in quel posto a braccia aperte, un posto che ha offerto loro un'esistenza diversa. 

Colei che orchestra ogni cosa è Regina. Una donna che ha una concezione molto particolare dell'amore, una per cui solo sulla scena si riesce a danzare ogni giorno la stessa coreografia con lo stesso partner senza cadere, mentre nella vita reale fare ciò, o comunque ambire a ciò, è più rischioso. Una donna per la quale tutti i giorni girano intorno al vuoto creato dalla fine della sua carriera di ballerina, intorno a quel sipario che non mostra più la scena. Nonostante queste concezioni, nonostante tutte pensino che l'unica difesa da contrapporre all'amore sia l'astinenza (pensiero alquanto discutibile a mio avviso!), nonostante in quel palazzo non siano ammessi mariti, amanti, idraulici, elettricisti, ma più in generale uomini, quella stessa Regina, sarà colei che inizierà la nuova arrivata Juliette all'arte della seduzione, colei che le insegnerà, prima di ogni cosa, quella che è la magneticità degli sguardi. 

E qui si arriva a Juliette, una donna che sente il bisogno di raccontare il suo essere stata una bambina fragile, indifesa, parcheggiata, con l'unica compagnia del silenzio, dai suoi stessi genitori nei luoghi più disparati, da quella madre inesistente e da quel padre che non si cura di lei perché troppo presi dalla loro vita di coppia. Ora, che è diventata una donna vorrebbe rallentare la corsa, non essere più un luogo di passaggio, posare le valige e risvegliarsi ogni mattina con lo stesso uomo al suo fianco. Lei vive per l'amore e sarà proprio a causa del suo arrivo che anche le altre coinquiline inizieranno a ripensare a quel sentimento così a lungo sopito. 


"L'amore", dice Juliette, "sta anche nelle piccole cose quotidiane: andare al mercato in due, cucinare a quattro mani, tutte le sere, raccontarsi la giornata." "L'amore di cui parli tu è un viaggio ostinato. Il vero amore è selvatico, non è un giardino domestico." 


Quando ho acquistato questo romanzo mi aspettavo qualcosa di fresco, di leggero, di brioso, insomma prettamente alla francese. Una lettura che affrontasse con leggerezza il tema dell'amore senza ricadere in qualcosa di banale o scontato. Insomma cercavo qualcosa di diverso. Devo ammettere che questo impatto, cercato e voluto, mi è mancato sin dall'inizio quando si viene investiti da una serie di informazioni che non si riesce a collocare nel grande puzzle generale che fa da cornice al tutto.
È vero si tratta di un romanzo corale, un romanzo in cui si sovrappongono voci di donne, nomi, storie, ma il tutto è davvero confusionario. Ho avuto difficoltà, nei vari capitoli, a ricollegare ognuna delle protagoniste al proprio vissuto. In realtà questo potrebbe essere un aspetto proprio di quel tipo di romanzo corale di cui vi ho parlato poc'anzi ma credo non sia stato strutturato nel migliore dei modi. I personaggi scivolano via sulle pagine, forse perché non c'è una vera e propria storia, un filo conduttore da poter seguire se non nel solo caso di Juliette che, nonostante tutto, non rinuncia ad inseguire l'amore nei modi più disparati.

La lettura si è poi rivelata ripetitiva e ricca di contraddizioni al punto tale da non riuscire a smuovere nulla dentro di me una volta riposto il libro sullo scaffale. Il finale, anche se prevedibile sotto molti aspetti, è una delle parti narrative che ho apprezzato molto più di altre ed è anche quello che mi ha permesso di rivalutare il romanzo nel complesso e non considerarlo una bocciatura a tutti gli effetti.

Permettetemi di spendere due paroline anche sulla copertina: ma voi le vedete quelle ragazze? A me sembrano giovani e, poiché anche l'occhio vuole la sua parte, mi aspettavo che anche le protagoniste del romanzo rientrassero, su per giù, in quella fascia d'età. Ebbene, solo Juliette è vicina ai trenta, le altre donne hanno già superato la quarantina.

In definitiva una lettura strana, particolare, che avevo cercato e inseguito ma che non ha saputo stregarmi come mi ero augurata al principio.  







lunedì 4 luglio 2016

Recensione 'Scritto nel vento' di Beatriz Williams


Buon inizio di settimana lettori! Oggi sono qui per parlarvi di un romanzo nel quale mi sono imbattuta in maniera del tutto casuale, ovvero non faceva parte della mia TBR e, tra l'altro, non sapevo neanche di possederlo. La faccenda si è svolta così: alcuni di voi ricorderanno che quest'anno partecipo ad una challenge di lettura e tra gli obiettivi di questa tappa è richiesta la lettura di un libro con cappello in copertina. Essendo sicura al mille per mille di non possedere cartacei che potessero soddisfare tale requisito, ho iniziato a dare un'occhiata ai miei eBook. Devo ammettere che con cappello in copertina ne ho intravisti parecchi ma "Scritto nel vento" di Beatriz Williams ha saputo conquistarmi al primo sguardo ed anche la lettura si è rivelata molto piacevole, al punto tale che mi sento di consigliarlo proprio per questo periodo estivo, quando siamo alla ricerca di qualcosa di leggero ma bello. Detto questo, preambolo piuttosto lungo devo ammetterlo, vi auguro una buona lettura!




Scritto nel vento
Beatriz Williams


Editore: Nord - Genere: Letteratura Internazionale
Pagine: 350 - Prezzo: 16,60 € - eBook: 5,99€


Rhode Island, 1931. Giovani e spensierate, Lily e Budgie si trovano come tutti gli anni sulle bianche spiagge di Seaview. E, mentre Budgie - estroversa e spigliata - passa da un flirt all'altro con sfacciata disinvoltura, Lily timida e riflessiva - instaura un profondo rapporto di amicizia con l'affascinante Nick, un'amicizia che ben presto si trasforma in un grande amore. Rhode Island, 1938. Dovrebbe essere un momento di gioia, invece è col cuore colmo d'angoscia che Lily si trasferisce nella sua residenza estiva. E il motivo è uno solo: nella casa accanto si sono appena stabiliti Nick e Budgie Greenwalds, di ritorno dalla luna di miele. Sono sette anni che Lily non vede né il suo ex fidanzato né la sua ex migliore amica, sette anni in cui ha cercato di dimenticare il tradimento, la delusione, il dolore. Ma adesso Lily non ha scelta: deve affrontare la persona che, in un istante, le aveva distrutto la vita. E, mentre la comunità di Seaview si prepara ad affrontare l'arrivo di un uragano, tra pettegolezzi malevoli, segreti inconfessabili e rivelazioni sconcertanti, Lily a poco a poco scoprirà che quello di Nick e Budgie non è affatto un matrimonio perfetto. Perché le ragioni che hanno spinto Nick a lasciarla sono ben diverse da quelle che lei aveva immaginato.






"Scritto nel vento" è un romanzo che si muove su due registri temporali differenti, 1931 e 1938, così come diversi sono i luoghi in cui è ambientato, New Hampshire e Rhode Island rispettivamente.

Nel 1931 Lily, la protagonista, e Budgie, sua amica d'infanzia, sono due studentesse. Timida, introversa e dotata di una rara bellezza la prima, sfacciata, estroversa e facile al flirt la seconda, è proprio durante una partita di football, partita nella quale gioca il fidanzato del momento di Budgie, che Lily incrocia lo sguardo di Nick Greenwald. Da quel semplice contatto nasce una bellissima e coinvolgente storia d'amore ma, perché in ogni cosa c'è un ma, il giovane rampollo è ebreo, una parola che equivale, almeno per l'epoca in cui sono ambientati i fatti, ad una barriera che separa il futuro dei singoli innamorati da quello che potrebbe essere il futuro insieme come coppia. Nonostante ciò i due sono pronti a sfidare amici e familiari pur di andare incontro, mano nella mano, al loro destino.

Nel 1938 i protagonisti non sono cambiati, ad eccezione della comparsa di Kiki, la vulcanica ed acuta sorellina di Lily dai tratti orientali, ma tutta la vicenda sì. Fidatevi, vi ritroverete a chiedervi se sia uno scherzo o cosa, Come perché? Perché la famosa Budgie, facile al flirt, ha sposato Nick, sì, avete capito bene, quel Nick ovvero il grande amore di Lily. I due, di ritorno dalla luna di miele, si stabiliscono proprio a Rhode Island dove la nostra protagonista è solita trascorrere le vacanze estive. E secondo voi non avviene l'incontro? Certo che avviene e, nonostante Lily e i Greenwald abbiano interrotto i rapporti da ben sette anni, i coniugi sono pronti a ricucire quello strappo lacerante.

Atmosfere antiquate, riti immutabili, mobili in vimini e odore di salsedine sono sensazioni che vi accompagneranno durante il corso della lettura, insieme al grande mistero che impregna le pagine del romanzo. Cosa è accaduto in quei sette anni di vuoto totale? Questa è la domanda che vi porrete spesso e volentieri e che credo fosse l'intento principale della stessa autrice: costruire il romanzo attorno a questo segreto. Un segreto che ne costituisce le fondamenta. 
La narrazione in prima persona, lo stile più che scorrevole ed ammaliante, insieme all'alternanza di capitoli tra il passato (1931) e il presente (1938), contribuisce ad incuriosire il lettore che, non solo si interroga su quanto avviene e possa essere avvenuto, ma che vuole a tutti i costi proseguire. Diciamo che si tratta di un romanzo in cui la fatidica frase 'Un altro capitolo e vado a nanna' non sortisce alcun effetto: vorrete sapere, sapere e ancora sapere.
Poiché è la stessa Lily a metterci al corrente delle vicende narrate, non potrete fare a meno di solidalizzare con la giovane protagonista. Una donna che, rimasta sola, dopo la fine della storia d'amore più importante della sua vita è stata quasi sepolta viva, senza qualcuno che la costringesse ad uscire dal guscio, schiacciata dal peso della sua viltà. Lei che vorrebbe essere più spavalda, più sicura di sé, con il bisogno di riprovare l'emozione di un bacio, di sentire un uomo che la stringa a sé, di ascoltarne il respiro. 
Interessante anche il personaggio di Nick, colui che per sicurezza e per forza di carattere compensa le mancanze di lei. Colui che si è innamorato del suo sguardo in tralice, di quegli occhi di colore azzurro scuro, già dal loro primo incontro. 

Unica pecca che ho riscontrato, a parte la prevedibilità di alcuni avvenimenti, è la scarsa contestualizzazione della storia narrata in quelli che sono gli anni '30, nel senso che potevamo trovarci benissimo negli anni '50 come nel 2016. Mi è mancata la descrizione di quel preciso periodo, fatta eccezione per la grande depressione a seguito del crollo di Wall Street e l'antisemitismo.

In definitiva "Scritto nel vento" è il romanzo dei fraintendimenti, dei tradimenti e del perdono con un finale che vi farà piangere e sorridere al contempo.







venerdì 1 luglio 2016

Monthly Recap Giugno!



Rubrica a cadenza mensile per riepilogare quanto avvenuto nel mese appena trascorso



Buongiorno e buon primo Luglio! Qui da me si boccheggia con 34 gradi all'ombra e da voi? Allora, io sono impegnata in una vera e propria danza della pioggia perché a me l'estate non piace (si prepara a riceve secchiate ed improperi da ogni dove!) per cui cerco di sopravvivere e per farlo al meglio mi faccio accompagnare da piacevoli letture. Oggi, infatti, ha inizio un nuovo mese e questo vuol dire che è tempo di bilanci. Come sarà andato il mese di Giugno? E la mia TBR? Siete curiosi, ammettetelo! Bene, non vi resta che scoprirlo mentre io continuo a ballare... un passo  destra, uno a sinistra e giravolta!!! (gli effetti del caldo parte prima).





LETTURE E RECENSIONI


Per il mese di Giugno la mia TBR comprendeva tre titoli: "L'allieva" di Alessia Gazzola, "Zia Antonia sapeva di menta" di Andrea Vitali   e  "La donna di picche" di Guido Maria NizzolaCome avrete notato sono riuscita a portare a termine due letture su tre ma questo non deve fuorviarvi perché il mese è stato molto più ricco. Ecco cosa ho letto e recensito: 



Testo Alternativo Testo Alternativo Testo Alternativo Testo Alternativo
Testo Alternativo Testo Alternativo Testo Alternativo
Testo Alternativo
RECENSIONE IL 4 LUGLIO

Il libro del mese di Giugno è, senza ombra di dubbio, "Danzerò con te" di Anne-Laure Bondoux e Jean-Claude Mourlevat!





LIBRI SUI MIEI SCAFFALI


Giugno non è stato un mese ricco solo per quanto riguarda le letture ma anche per le nuove entrate librose. Tra acquisti, regali ed omaggi vediamo di fare il punto della situazione! 

ACQUISTI
- "La sposa giovane" di Alessandro Baricco;
- "Qualcosa di vero" di Barbara Fiorio;
- "Zia Antonia sapeva di menta" di Andrea Vitali;
- "La lista dei miei desideri" di Lori Nelson Spielman;
- "Caffè amaro" di Simonetta Agnello Hornby.

REGALI (di una personcina tanto carina di nome Laura Libridinosa!)
- "Piccole sorprese sulla strada della felicità" di Monica Wood.

OMAGGI CE
- "Il viaggio di Lea" di Guia Risari (omaggio autrice);
- "Danzerò con te" di Anne-Laure Bondoux e Jean-Claude Mourlevat, Longanesi;
- "La storia d'amore più bella del mondo" di Massimo Incerpi, Newton Compton Editori.





COSA LEGGO A LUGLIO?


Bene, per il mese di Luglio ho deciso di non seguire TBR, mi lascio un po' guidare dal sesto senso e soprattutto dal desiderio di voler scegliere un libro al posto di un altro o cambiare in corsa le mie decisioni a seconda di quello che mi ispira. Diciamo che vorrei prediligere letture un po' più leggere.

Per questo mese, l'appuntamento con il Recap letterario è giunto al termine! A voi come è andata invece?