venerdì 28 aprile 2017

Recensione 'La locanda dell'ultima solitudine' di Alessandro Barbaglia





La locanda dell'ultima solitudine
Alessandro Barbaglia

Editore: Mondadori - Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 163 - Prezzo: 17,00 € - eBook: 8,99€

FINALISTA PREMIO BANCARELLA 2017


Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio...Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell'Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà. L'importante è saper aspettare, ed essere certi che "se qualcosa nella vita non arriva è perché non l'hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo". Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome ?oreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito.Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota. Tranne che per un baule: imponente, bianco. Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni. Quei sogni che, secondo l'insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d'inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti. Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai. Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l'istante di un'onda si trovano dentro lo stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo non importa. La Locanda dell'Ultima Solitudine sorge proprio dove il cielo bacia il mare e lo scoglio gioca a dividerli. La Locanda dell'Ultima Solitudine sta dove il destino scrive le sue storie. Chi non ha fretta di arrivarci, una volta lì può leggerle. Come fossero vita. Come fossero morte.



 
 "Ci sono tre motivi per cui vale la pena andare alla Locanda dell'Ultima solitudine. Il primo è perché si mangia bene. Il secondo è perché ci si può andare solo in due. Il terzo è perché laggiù ci impari a vivere. E quindi, anche, a morire."
 
 
Tenerezza. Se dovessi individuare un sostantivo, un sentimento, che descriva al meglio, in una sola parola quindi, il romanzo di Alessandro Barbaglia sceglierei, senza ombra di dubbio, tenerezza. Un termine che non solo si può accostare a questo libro, ma che lo avvolge alla perfezione, come una seconda pelle e descrive quanto il lettore debba aspettarsi da questa lettura.
Di tenerezza è pervasa ogni singola pagina del romanzo, dalla storia raccontata alla scelta stilistica e linguistica. Con una prosa ammaliante, che fluisce in maniera poetica, come una musica o meglio una sinfonia, ricercata, antica, che si muove nell'aria, che vibra attraverso le corde di mille violini, ci sarà raccontato di attese e mancanze. Un connubio perfetto su cui poggiano le solide fondamenta di quella che è una vera e propria favola moderna.

Ed è in ottemperanza a questa definizione e con l'ausilio di nomi prettamente favolistici, come la Grande Città, il paesino di Bisogno con la sua collina disseminata di fiori da accordare, o ancora, la Casa del Petalo, che ci ritroveremo a camminare in punta di piedi negli anfratti più reconditi di una sorta di realtà parallela, quasi onirica. 
Una lettura che è un vero e proprio viaggio introspettivo nell'io dei personaggi che si muovono sulla carta, quell'io che è un po' anche il nostro. 

E, come in ogni favola che si rispetti, saranno gli stessi protagonisti a raccontarsi, a rivelarsi, agli occhi di chi legge le loro storie. Incontreremo Libero, con quel suo nome che lo insegue dalla nascita; un uomo che vive in una casa tutta blu, perché anche se fosse stata bianca ci sarebbe stato da ridire. Una casa completamente vuota che, nonostante quel blu che pure la caratterizza, rappresenta una tavolozza di colori da riempire, ferma nella propria fissità, in attesa che qualcuno inizi a dipingere pennellate luminose che portino luce e gioia. Quel qualcuno che magari sia la lei tanto cercata, tre lettere così piene di futuro, che vadano a saziare quel vuoto materiale che ne riflette uno spirituale e la paura di riempirlo, quel vuoto.
E poi c'è Viola che, come tutte le donne della sua famiglia, porta il nome di un fiore, un po' selvaggio, ma pur sempre un fiore. Una figura quasi eterea, una fata dei boschi, o meglio della collina, magica e incantata, che insieme alla genitrice si occupa dell'accordatura dei fiori. Accordare i fiori con gocce di rugiada serve a far sì che non siano fuori tono e non ispirino alla gente pensieri scordati. Tuttavia Viola, con quel suo non sentirsi a tono, si lascia trascinare dai pensieri impuri della menta, che fiorisce e infesta il terreno di menzogne, e avverte che quel posto le sta stretto. Allora balugina la voglia di andare lontano, di evadere, anche se quel lontano da raggiungere, che sia un luogo o una persona, non lo ha ancora trovato. 

Le vite di due anime che scorrono parallelamente come due binari della ferrovia destinati, all'apparenza, a non incontrarsi mai, fino al momento della coincidenza, quando l'uno aspetta l'altro. E sarà allora che si intersecheranno, toccandosi, cambiando rotta, avvinghiandosi come l'edera sui muri. 

A fare da sfondo all'intera vicenda, silente ma sempre presente, abbarbicata sullo scoglio che si diverte a dividere il cielo che bacia il mare, sorge la Locanda dell'Ultima solitudine, la vera protagonista del romanzo, il perno, il fulcro, attorno al quale ruota ogni cosa. 
Una nave mancata, tutta in legno, con un solo tavolo, due sedie e una finestra che affaccia sull'azzurro del mare. Una locanda per sole due persone, o meglio per due persone sole. Un aggettivo che spostato fa la differenza. Avvolta nel silenzio come se ogni cosa fosse finita oppure dovesse ancora incominciare. Un silenzio completato, paradossalmente, dal rumore del mare che si infrange sugli scogli e del vento che sibila e avvolge.

"La locanda dell'ultima solitudine" è un romanzo delicato, bello, emozionante. Un romanzo dalle fondamenta solide, proprio come quelle della Locanda stessa. Entrerete in sintonia con il narrato e con la capacità dell'autore di raccontare, servendosi inizialmente di sole due voci, per assumere, via via, sfumature sempre più corali. Ogni personaggio è alla ricerca del proprio posto nel mondo e, a mano a mano che si racconta, questa locazione diverrà sempre più chiara. 
Da ultimo, una favola per considerarsi tale deve possedere la cosiddetta morale, che in questo caso, è quella di trovare il coraggio di imparare a scegliere, attivamente, e non di lasciarsi scegliere, passivamente.
Un romanzo, in definitiva, che insegna come, il più delle volte, la solitudine non sia una certezza matematica, né frutto della sorte, ma una scommessa bella e buona. Ed è proprio per questo che vi invito a fare un salto alla Locanda, lei vi aspetta!
 




9 commenti

  1. oh Anna, come al solito le tue parole mi colpiscono. Per fortuna è già nella mia lista da leggere di maggio altrimenti ci sarebbe finito di corsa.
    PS che bella la foto!

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    1. Grazie Chiara! La foto l'ho fatta a Milano, approfittando delle tovagliette da colazione e dei fiori che erano nella cucina dell'appartamento ;)
      Aspetto di leggerti!

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    1. Grazie Stefania! Questa è una di quelle recensioni che mi piace definire alla "Anna", che in gergo vorrebbe dire di pancia e di cuore :)

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  3. Un libro che mi dava già delle belle sensazioni, con la tua recensioni sono aumentate :D

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  4. Ciao Anna!
    Una recensione davvero stupenda: si vede che il libro ti è proprio piaciuto! :)
    Ho avuto l'occasione per poterlo leggere in anteprima ma non mi aveva convinto. Ora devo ricredermi e aggiungerlo alla lista! :)
    Un abbraccio!

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    1. Ciao Jasmine! Lo corteggiavo da un po' e alla fine ho ceduto. L'ho letto in un giorno e mezzo e l'ho amato, letteralmente :)

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  5. Ciao ti ho taggata nel Book Tag: 25 domande sui libri, spero parteciperai:)
    http://destinodicarta.blogspot.it/2017/04/book-tag-25-domande-sui-libri.html

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