mercoledì 29 marzo 2017

Recensione 'Distorted Fables' di Deborah Simeone





Distorted Fables
Deborah Simeone


Editore: Mondadori - Genere: Narrativa Contemporanea Pagine: 175 - Prezzo: 16,00 € - eBook: 6,99€
(OMAGGIO CE)


C'era una volta, in un tempo non troppo lontano, una principessa dai lunghi capelli biondi e dai grandi occhi scuri... Che sia chiaro: la protagonista di questa storia non è la solita principessa delle fiabe. Non è né magra né alta, e neppure bella da far girare la testa. E poi con la gente è spesso intrattabile, dura e spigolosa, proprio come il suo nome, Rebecca. Per lei non ci sono castelli incantati, fatine o scarpette di cristallo, ma un monolocale umido in un condominio chiassoso, e lunghe serate passate in solitudine a guardare serie tv, con in grembo un gatto birmano e nella testa una valchiria-grillo parlante che la sprona a non darsi mai per vinta.Le cose cambiano, però, il giorno in cui Rebecca inizia a lavorare come portinaia in un bel palazzo nel centro di Milano. Qui, nonostante la sua avversione per i rapporti umani, la sua vita si intreccia con quella di alcuni condomini: un settantenne stravagante, ostinatamente aggrappato al ricordo della moglie, una giovane donna devota a un marito che la tradisce neanche tanto di nascosto e una ragazza stregata da un uomo freddo e calcolatore. Tutte fiabe d'amore, e tutte imperfette, come imperfetta è la vita di Rebecca, che ha smesso di credere al "vissero per sempre felici e contenti" nell'istante in cui il suo principe azzurro, anziché salvarla e poi giurarle amore eterno, l'ha mollata senza troppe spiegazioni a un binario della stazione. Ma chissà che Rebecca non scopra, anche grazie ai suoi nuovi amici, che proprio nell'imperfezione si nasconde il segreto per trovare qualche momento di vera felicità.




Ci sono romanzi che possono essere definiti stagionali, che letti in alcuni periodi possono colpire il lettore più che in altri. E poi ci sono quei romanzi che racchiudono una serie di elementi che ci permettono di associarli ad ognuna delle quattro stagioni. 'Distorted Fables' ne è un esempio, o meglio la porzione di vita della protagonista che viene raccontata a chi legge. Una giovane donna che dal brio estivo, dove ogni cosa della sua esistenza sembra perfetta, si ritroverà a precipitare come le foglie dagli alberi in autunno. Attraverserà la malinconia, il dolore e la solitudine dell'inverno, indossando una corazza che possa scaldarle il cuore e l'anima, fino a risvegliarsi, a rifiorire, ad uscire dal bozzolo e volare via come le farfalle in primavera. 

Rebecca è il suo nome. Un nome duro, per nulla musicale. Più che di sonorità, infatti, si può parlare di spigolosità. Un nome che, nonostante tutto, calza a pennello a quel suo carattere irriverente: una simpatica burbera, due aggettivi così contrastanti ma così ben accostati quando si parla di lei. Cinica, dotata di ironia e di quella comicità che lei stessa definisce di nicchia, Rebecca affronta le sue giornate con un groppo in gola, quello stesso groppo che un po' ci caratterizza, chi più chi meno. 
Con il peso delle non scelte sulle spalle, cresciuta con l'idea di essere brava come molte persone ma non straordinaria come poche, con un lavoro che non le piace, Rebecca inizierà a vivere nel limbo dell'inutilità.
Sarà l'aiuto di uno psicoterapeuta che vuole convincerla ad ammettere di essere fragile e sperduta, tanto da crearsi un alter ego mentale, la famosa Crimilde, una figura che governa la sua vita con l'intento di ristabilire l'ordine perduto, insieme a quello stesso lavoro da portinaia che non le piace, ma che pure le permetterà di divenire spettatrice delle vite altrui, a far sì che la maschera della zitella scorbutica cada, lasciando il posto a tutta la fragilità di una giovane donna che, uscita dal guscio, tornerà a vivere perseguendo i proprio sogni. 


"Ho sempre avuto un debole per i secondi amori, se ne parla troppo poco, avrei voluto vedere una principessa che inizia da una fine, da un rapporto distrutto, e alla fine incontra un altro uomo, ma non per questo crede nuovamente nel 'per sempre': piuttosto crede di poter amare meglio, con maggiore dignità e meno ingenuità, e costruisce un rapporto equilibrato. Perché non ha bisogno di essere salvata, ma preferisce farsi trovare indipendente, arguta, e piena d'interessi coltivati durante la sua solitudine."


'Distorted Fables' è un romanzo leggero, frizzante e brioso, da leggere tutto d'un fiato. Un romanzo che è un intrecciarsi di vite, di storie, di amori, di solitudini, di passioni, di segreti, di tradimenti. Si parla di amicizia ma anche, e sopratutto di amore. Di quello che tradisce, di quello che abbandona, di quello in cui bisogna affrontate l'altra faccia della medaglia, quella meno luccicante, dell'amore solitario, di quello in cui l'io sostituisce il noi e ti squarcia il petto, ma soprattutto dell'amore per se stessi. 

Un romanzo divertente in cui al narrato, caratterizzato da uno stile semplice ed ironico, si accompagnano scenette surreali in cui la protagonista lascia il posto alla sua proiezione mentale. Una relazione fantasiosa la loro, in cui conosceremo Crimilde, una guerriera, una valchiria che armata di scudo e spadone scenderà in guerra in alcuni momenti, e, a bordo di vascelli, sfiderà la nera immensità delle acque in altri. Questo aspetto, ben intercalato nel racconto generale, è quello che più colpisce perché l'autrice se ne serve per mostrare al lettore, proprio attraverso Crimilde, l'evoluzione che, pagina dopo pagina, la stessa protagonista affronta. Un percorso di trasformazione, di cambiamento

A fare da sfondo Milano. Milano e la sua folla, quella folla che "...non ti lascia mai il tempo di meditare troppo, dove si deve sempre essere forti perché nessuno vuole essere quello che piange in mezzo alla gente..."

Un romanzo che, devo ammetterlo, mi rappresenta. Una favola moderna, che rende consapevoli del fatto che, uscendo dal proprio castello, si possano incontrare sia mostri che principi, che il per sempre non esiste e che è necessario vivere alla giornata, senza grandi aspettative, ma godendo di quello che il momento ci offre.
Un romanzo con una protagonista imperfetta che ci insegna che si è qualcuno anche senza l'altro, che si vive per se stessi e che se vogliamo salvarci in un mare in tempesta non dobbiamo attendere nessuna scialuppa di salvataggio ma iniziare a nuotare. 
Un finale più reale, con una principessa che si basta da sola e un principe che, per una volta, è costretto ad aspettare! 

(Io vi consiglio di leggere anche i ringraziamenti scritti dalla Simeone, sono qualcosa di meraviglioso!)





lunedì 27 marzo 2017

Premio Bancarella: La Storia!



Buongiorno lettrici e lettori! Oggi un post molto speciale, dedicato al Premio Bancarella al quale, quest'anno, insieme ad altri colleghi book blogger, avrò il piacere e l'onore di prendere parte.
L'avventura è iniziata di lunedì, ne abbiamo parlato sui nostri blog di lunedì (se ve lo foste perso lo trovate qui) e, come se fosse ormai una tradizione, abbiamo deciso di fare luce sui diversi aspetti di uno dei premi più famosi proprio di lunedì. Non a caso oggi è lunedì! Va bene, la smetto. Il concetto, ormai, è chiaro!

Bene, il viaggio ha inizio oggi e, attraverso una serie di fermate e stazioni in cui vi racconteremo il dietro le quinte, vi condurremo al capolinea, ovvero la serata finale della premiazione a Pontremoli.
Per iniziare questo tour nel migliore dei modi è necessario partire, come ogni cosa, dalle origini raccontandovi proprio quella che è la Storia del Premio Bancarella, la sua nascita. A farlo saremo in due, io e La Biblioteca di Eliza, per cui vi invito a dare un'occhiata anche al suo bellissimo resoconto! A questo punto è tempo di cominciare...


"Non avevano confidenza con l’alfabeto, ma 'sentivano' quali libri era il caso di comprare e quali no: in virtù di un sesto senso che, dicono, è stato loro donato dal demonio in un’ora di benevolenza."


Così scrive Oriana Fallaci che, nel 1952, prese parte alla nascita del Premio. Una frase ricca di significato a cominciare da quel verbo: sentire. 
Esempio di gerla
Il Premio Bancarella nasce da una tradizione, quella dei Librai Pontremolesi e rappresenta in sé un fenomeno unico nel panorama italiano. Generazioni e generazioni di librai ambulanti, provenienti dall'alta Lunigiana, dai paesi di Montereggio, Parana, Pozzo, Mulazzo, Busatica, Filattiera e Bratto, si incontravano a primavera al passo della Cisa, tra i verdi prati appenninici, per dare vita al sacro rito dell'assegnazione delle zone in cui andare a vendere ma anche per scambiarsi preziosi consigli su come e dove reperire libri. A tal proposito, l’ideale era trovare un editore dove acquistare i resti di magazzino coi pochi soldi ricavati dalla vendita delle castagne, del formaggio e delle foglie di gelso.
Oltre agli almanacchi, utili a scandire la vita dei campi, i Pontremolesi acquistavano nell'Ottocento libri popolari. Con la gerla (una cesta in legno, vimini o viburno intrecciati a forma di tronco di cono rovesciato) piena di libri, pietre da limare e altra merce, andavano per le campagne soprattutto del nord d’Italia a vendere con mille accorgimenti i libri ai contadini.



"Aprivano per esempio una pagina qualsiasi dell’Orlando Furioso e cominciavano a declamare. Non leggevano, ma ripetevano le ottave che avevano sentito leggere da altri. I contadini, dopo essersi fatti giurare sulla Madonna dei Sette Rosari che lì dentro c’erano scritte proprio quelle belle parole, si decidevano a prendere il libro per non meno di dieci soldi" (Ibidem).


Se la vendita all'aperto presentava una serie di vantaggi rispetto ai negozi, come l'esposizione di tutta la merce e i costi di esercizio ridotti, dall'altra però bisognava fare i conti con la precarietà delle stagioni e il trasporto delle merci. Per ovviare ai tanti inconvenienti, i librai lunigianesi si affidano ai banchi stabili come punti di vendita nei luoghi più centrali delle città. I "bancarellai", poveri di capitali e costretti a praticare i prezzi bassi, puntano sul passante frettoloso, cui offrono un tipo determinato di merce: stampe, calendari, libretti religiosi, romanzi e opere teatrali. Tutti prodotti che risentono meno della concorrenza dei negozi.

Molte delle librerie del nord e centro Italia sono state aperte e, in parte, sono ancora gestite dai Pontremolesi che sono emigrati dalle balze dei monti dell’alta Lunigiana. I loro nomi appartengono tutti ad uno stesso ceppo, in quanto imparentati fra loro, e tutti, dopo aver svolto la vendita ambulante, si sono fermati con le loro bancarelle e hanno aperto negozi nelle varie città. Questi uomini abbracciarono per primi l'idea del libro venduto a basso prezzo, accessibile ad ogni borsa, e costituiscono ancora oggi, nonostante le trasformazioni subite dai loro discendenti, "una casta a parte".


«Gli appartenenti si distinguono immediatamente, hanno caratteristiche tipiche del popolo della Lunigiana, non si assomigliano ma in comune hanno l’originalità che ogni soggetto esprime in maniera propria e singolare senza mai cadere in banali imitazioni, si propongono rudi e simpatici, cordiali e suscettibili, umili e altezzosi, timidi e arroganti, ma sempre coscienti che il loro mestiere è anche una missione. Sanno che librai pontremolesi si nasce e non si diventa» (Ma cos'è, dunque, questo Premio Bancarella, «Almanacco del Bancarella 1991»)


Il Campanone a Pontremoli
L'importanza di un tale fenomeno fece sì che nell'agosto del 1952 si svolgesse il primo raduno dei Librai Pontremolesi. Scrive Oriana Fallaci: "Giunsero da tutte le parti d’Italia. Qualcuno arrivava in automobile, ma la maggior parte scendeva dal treno[...] gli uomini vestivano per lo più abiti a righe, e avevano sul panciotto, bene in mostra, la catena d’oro. Le donne, più dimesse, tenevano al braccio sinistro certe ampie borse da spesa. Erano i librai più vecchi del mondo: i capelli bianchi apparivano come distinzione necessaria in quell'adunata"
Da Pontremoli circa sessanta librai si trasferiscono a Mulazzo, dove in pineta "avevano alzato un palco alla meglio, con un microfono, quattro seggiole e una bandiera". Nel verde tra i pini sono presenti tanti bancarellai giunti dalle varie città, scrittori, editori e uomini politici. L’indomani si barricano dentro il municipio di Pontremoli e fanno il solenne giuramento. In quella sala del palazzo comunale, proprio sotto il Campanone, "le loro facce rugose apparivano, nella penombra, solenni come quelle di arcaiche statue di legno".


" 'Ed ora, amici, propongo un solenne giuramento: quello di ritrovarsi nel nostro paese, ogni anno, in un dato giorno, a questa stessa ora, finché Iddio ci conserva, e fare una bella mangiata'. Seguì un lungo silenzio; poi i librai alzarono lentamente all’altezza del viso la mano e giurarono." 


Premiazione a Pontremoli
Così nasce il Premio Bancarella, l’unico premio letterario gestito esclusivamente dai librai. Un evento che è riuscito a ritagliarsi un proprio posto tra le varie manifestazioni letterarie. Ogni anno, infatti, il penultimo sabato o domenica di Luglio, a Pontremoli, i librai si danno appuntamento in piazza per partecipare alla loro festa e assistere al rito dello spoglio dei voti da parte del notaio. La proclamazione avviene ai piedi della torre medievale di Cacciaguerra, che è simbolo di pace come deve essere un buon libro.
Un premio nel quale, quindi, quello che conta è il libro e la fiducia reciproca che si instaura tra lettori e libraiUn Premio che si vince con orgoglio.


Per questa prima tappa è tutto. È sempre emozionante fare un tuffo nel passato, ma soprattutto nella storia e spero che questo breve resoconto sia stato di vostro gradimento. Ci tengo a precisare che le varie informazioni presenti in questo articolo sono state prese dal sito dedicato al Premio Bancarella che, ovviamente, vi invito a visitare. Non perdete i prossimi appuntamenti con i #bancarellablogger!






venerdì 24 marzo 2017

Recensione 'Se mi tornassi questa sera accanto' di Carmen Pellegrino




Se mi tornassi questa sera accanto
Carmen Pellegrino


Editore: Giunti - Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 231 - Prezzo: 16,00 € - eBook: 9,99€
(OMAGGIO CE)


Giosuè Pindari è un uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico. Poco alla volta, senza riuscire a impedirlo, ha perso tutto: la moglie, dopo anni in cui il male di vivere non le ha concesso che brevi tregue, è ormai preda di un irreversibile declino; il socialismo, in cui ha creduto con una tenacia e una dedizione tipicamente “appenniniche”, è stato trascinato nel fango dalla corruzione; l’amatissima figlia Lulù se ne è andata e non dà più notizie di sé. Contro la degenerazione di corpo e mente si può fare poco; contro la fine di un'utopia si può fare ancor meno, mentre a una figlia che è viva e lontana – provata dalle inevitabili incomprensioni generazionali, ma sorretta da una sensibilità ancestrale e profonda – si può comunque scrivere. È ciò che decide di fare Giosuè, affidando alla corrente del fiume le lettere per Lulù. Arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo il fiume, con le sue piene improvvise, sa sempre come arrivare a destinazione… «Se mi tornassi questa sera accanto» è il memorabile incipit della poesia A mio padre di Alfonso Gatto, un verso che è già una dichiarazione: questo è un romanzo sulla distanza, a volte abissale, tra gli esseri umani, specie quelli che una volta si sono amati (o almeno così era parso). In quella distanza vive Lulù, che adesso è sulle sponde di un altro fiume, lontana migliaia di chilometri dal fiumeterra che la legava al padre. Sulla nuova riva ha conosciuto Andreone, l’uomo "leggero" che aspetta la piena e, anche lui come Giosuè, il ritorno di una donna amata e perduta. La fragile meraviglia dell'incontro con quest'uomo bislacco – l'altro, così necessario al riconoscimento di sé – rivela qui tutta la sua forza. Infatti, da quel fiume lontano, è come se Lulù rispondesse alle lettere paterne seguendo la corrente, e su un registro magico, dentro un'aura d’incantamento, cercasse la via per il perdono.



Capita, non spesso ma succede, di imbattersi in romanzi di rara bellezza, romanzi con i quali si instaura una sorta di simbiosi, si diventa un tutt'uno. "Se mi tornassi questa sera accanto" è il secondo lavoro della Pellegrino, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare grandemente con il precedente romanzo "Cade la terra". Un titolo, il nuovo, che già di per sé è l'emblema di una tacita invocazione ricolma di speranza, la speranza dell'attesa, supportata poi dall'immagine di copertina in cui è raffigurato, in maniera inequivocabile, questo senso dell'aspettare, tematica che permea ogni pagina del romanzo. 

Quando leggo diversi romanzi di uno stesso autore mi domando sempre se possa esserci una sorta di comunanza che possa legare un lavoro all'altro. Bene, nello specifico, il cosiddetto file rouge io l'ho ritrovato ed è rappresentato, secondo me, dagli elementi. Nel primo lavoro la protagonista era la madre Terra, quella che trema e che seppellisce ogni cosa che, in questo romanzo, pur continuando ad essere presente come genitrice del fiume, lascia comunque il posto ad un altro elemento: l'Acqua.
L'acqua che è vista come fonte di rinascita, che unisce, inghiotte e restituisce. A lei saranno affidate le lettere di Giosuè Pindari, un padre, per Lulù, la figlia ormai lontana.

Un raccontarsi che è quasi un confessarsi, un giustificarsi agli occhi della sua bambina, un allineare pensieri e parole affinché non restino inespressi. E sarà proprio da questi pensieri impressi su carta che emergerà la figura di un uomo di altri tempi che, pur vivendo nel presente è ancora legato, saldamente, al passato. Un uomo con un proprio ideale politico che continua a perseguire, nonostante tutto. Un uomo che colpito dalla "Grande delusione", sentendosi straniero nel suo stesso paese, ripenserà alla campagna come ad un dolce riparo, da qui il sogno della "Città dell'Ignoto Ideale" che vedrà coinvolta sua figlia e il suo futuro in prima persona. Un uomo che si contraddice quando resta senza argomenti. Un uomo con le colpe di un padre in balia della solitudine e del rammarico. Un padre che proverà a chiedere perdono a quella figlia, forse perduta, ma che spera di ritrovare, quella figlia con "...il piglio dei Pindari e l'orgoglio muto...".

Dall'altra parte troviamo proprio la figlia, Lulù, ormai diventata donna. Una giovane che aveva sempre vissuto in disparte, senza amici con cui parlare ma con una vita interiore popolata di presenze: parole e oggetti abbandonati e con una propria anima. Con la consapevolezza, poi, che in lei ci fosse qualcosa di guasto che non le permetteva di ricevere amore, perché non lo meritava, era cresciuta troppo in fretta, abbandonando gli anni dell'infanzia per prendersi cura della genitrice, Nora, una donna che dell'accezione di madre ha ben poco, una donna con l'infelicità nel sangue, vicina al dolore di chiunque si senta perduto o ammaccato, che trae consolazione dai dialoghi con gli ascoltatori muti, coloro che abitano i cimiteri: i morti, la parte più fragile dell'essere umano, quella che ha compreso l'inesistenza del concetto di immortalità, quella che i vivi occultano. 
Stanca di una vita che ha come unica amica la morte, di un padre che si erge a custode del suo futuro, di una madre che non è in grado di darle amore e di una casa, in cui aleggia il soffio delle cose perdute, Lulù lascerà la famiglia per intraprendere il proprio cammino, lontana dai propri cari.


"Si devono avere buoni ricordi per amare il silenzio, pensava Lulù, oppure non averne più. Per quando poi torneranno - lo fanno sempre - si deve avere un corpo gigantesco per non piegarsi sotto i colpi che danno."


Questo è il romanzo dell'attesa, della malinconia, della solitudine, delle colpe, delle mancanze, degli amori sfumati e di quelli traditi. Questa è la storia di un padre e di una figlia, di un legame spezzato che forse troverà il modo di essere sanato, o forse no. Il tutto raccontatoci, magistralmente, dalla voce cristallina della scrittrice, con quel timbro che ammalia e affascina al contempo. 

Con un passato che si alterna ad un presente fatto di lettere, con una scrittura pulita, limpida come acqua di fonte, quella stessa acqua che zampillando dalla terra fuoriesce a formare un fiume, con personaggi che occupano una dimensione atemporale e che pure si immergono in quella stessa acqua, perdendosi e ritrovandosi, l'autrice ci racconta di una famiglia, di un rapporto fatto di mancanze, di colpe, di distanze, dei progetti di un padre, per un futuro prospero, il più lontano possibile dall'amore, un sentimento che, anzi, viene negato, alla figlia. 
Nonostante questa negazione, saranno proprio la tenerezza e lo stesso amore, a permeare i monologhi paterni facendo sì che il lettore non riesca ad odiare quella figura di padre. Giosuè rappresenta il fallimento ma anche la voglia di rivalsa, di rinascita, perché i semi piantati torneranno nuovamente a fiorire. 

Infine, da elogiare il lavoro di ricerca dell'autrice che, nel narrato, con l'ausilio di citazioni, poesie, testi e canti ripercorre il passato mescolandolo al presente, "...la Storia con le storie immaginate, trattando il verosimile come si tratta il vero. Ho a cuore la perdita, le storie di ferite. Ho a cuore chi siede nel buio".

Un romanzo che è un piccolo gioiello, che si legge con piacere, scivolando via, pagina dopo pagina, ma rimanendo imbrigliato all'anima e al cuore di chi sa ascoltare. Un romanzo che aiuta a riflettere e che insegna come, il più delle volte, "...un semplice cambio di residenza non basta perché il presente non assomigli più al passato...", quel passato che, nonostante tutto, fa parte di ognuno di noi e ci rende quello che siamo. 





martedì 21 marzo 2017

The Hunting Word Challenge: Seconda Tappa!




Miei cari partecipanti, ben trovati! Ieri è terminata la prima Tappa della The Hunting Word Challenge, la sfida di lettura che vi farà compagnia fino alla fine dell'anno. Permettetemi di fare i complimenti ad ognuno di voi per l'impegno e la costanza. Sono molto orgogliosa di tutti, anche di chi magari non ha avuto tempo di partecipare assiduamente, in questo caso spero possiate rifarvi nella nuova tappa.

Riassumendo un po' cosa è avvenuto nel trimestre appena trascorso notiamo che alcuni concorrenti sono riusciti a spuntare tutte le dieci parole iniziali per cui, come da regolamento, ne sono state aggiunte altre tre che costituiscono la cosiddetta Triade. Vi è stata data una parola bonus ed è apparsa anche una sfida aggiuntiva (che oggi è stata aggiunta, per conoscenza, nella sezione del blog dedicata alla Challenge). Come detto più volte le sfide aggiuntive potranno essere una o due, nella tappa appena trascorsa ve ne è stata presentata soltanto una ed è quella sfida che avreste dovuto scovare voi senza essere avvertiti.
Dopo questo breve riepilogo possiamo procedere a presentare gli obiettivi del nuovo trimestre e spero vivamente che continuiate a divertirvi! Se qualcuno vorrà aggiungersi in corsa potrà farlo iniziando a giocare da questa tappa (iscrizioni qui).



SECONDA TAPPA
dal 21 Marzo al 20 Giugno


Ora, dimenticate tutte le parole precedenti perché ha inizio oggi la Seconda Tappa che si concluderà alle ore 18:00 del 20 Giugno. Questo vuol dire che, come già sapete, potrete inviare le vostre recensioni entro tale orario. Tutto ciò che arriverà successivamente alle suddette non verrà preso in considerazione.

Il modo di giocare rimane invariato ma vi ripeto ogni cosa in modo che non abbiate nessun tipo di problema o dimenticanza.


1) Dovrete scegliere un libro (e per libro si intende un libro di minimo 150 pagine, a tal proposito faranno fede le schede Amazon e Goodreads, non singoli racconti, fumetti e varie ed eventuali, né riletture!) che abbia: 

- quella stessa parola nel titolo; (3 PUNTI)
- una o più parole nel titolo che siano ricollegabili per significato o idea; (1 PUNTO)
- quella stessa parola disegnata in copertina; (5 PUNTI)


Piccolo esempio: se una delle parole date fosse LUNA/LUNE potreste leggere "La luna e i falò" di Cesare Pavese oppure "Cinder. Cronache lunari" di Marissa Meyer oppure "Blue" di Kerstin Gier (che ha una luna rappresentata in copertina!).

Osservazione 1: potrete cambiare il numero della parola, cioè usarne il singolare o il plurale, ma non il genere, quindi se la parola è al femminile singolare, potreste utilizzarla al femminile plurale, ma non al maschile. 
Piccolo esempio: se la parola fosse Regina, Regine andrebbe benissimo, ma non Re!

Osservazione 2: nel caso in cui leggiate in lingua le parole non possono essere tradotte, quindi rimangono in italiano e, di conseguenza, non le troverete mai nel titolo. Tuttavia potreste usare il libro in lingua nel caso in cui la parola fosse raffigurata in copertina, quindi sarebbe l'unico caso possibile. Ovviamente a lettura in lingua corrisponde recensione in italiano. Questo concetto si estende anche a libri che in italiano presentano il titolo in una qualsiasi altra lingua (ad esempio "Chocolat" di Joanne Harris ha un titolo straniero per cui potrebbe essere usato solo per la raffigurazione!)


2) Se prima della fine della tappa, quindi 20 Giugno, ci sarà un primo giocatore, tra tutti i partecipanti, che avrà completato l'intero giro di 10 parole (10 PUNTI BONUS + premio, ovvero un eBook a scelta da un elenco proposto che riceveranno tutti coloro che completeranno l'intero giro delle 10 parole) troverete un nuovo post che, oltre a comunicarvi la lieta novella, annuncerà l'aggiunta di altre 3 parole, un po' più difficili. A questa triade potranno accedere solo i giocatori che avranno spuntato le 10 parole iniziali e il punteggio base, al completamento di una delle tre parole, si triplicherà.

Piccolo esempio: completato il giro delle 10 parole, se una delle nuove tre scelte fosse SOLE/SOLI e voi leggeste un libro con quella stessa parola nel titolo otterreste 9 PUNTI, se la parola fosse ricollegabile per significato o idea 3 PUNTI, se fosse rappresentata in copertina 15 PUNTI. Se spuntate tutte e tre le parole avrete altri 30 PUNTI BONUS.


3) Infine nel corso di ognuna delle 4 tappe verrà pubblicato un post contenente una parola bonus che potrete spuntare in qualsiasi momento, anche se non avrete completato le 10 parole iniziali e che vi permetterà di acquisire 15 PUNTI EXTRAAttenzione però, in questo caso specifico la parola dovrà essere contenuta, precisa ed identica, solo ed esclusivamente nel titolo (non varrà né il collegamento per significato o idea, né la raffigurazione in copertina). Se si tratta di singolare dovrete trovarla al singolare così come nel caso del plurale.

Occhio anche alle sfide aggiuntive che, nel corso di ogni tappa troverete da un minimo di una ad un massimo di due, per le quali non sarete avvertiti in alcun modo e che quindi dovrete scovare sul blogOvviamente una volta individuate non dovrete farne parola con gli altri partecipanti pena la squalifica!
In ognuna di esse troverete pubblicate tutte le spiegazioni necessarie e potrete partecipare anche se non avrete spuntato tutto l'elenco delle 10 parole iniziali!



PUNTEGGIO

Ricapitoliamo le varie modalità per l'acquisizione dei PUNTI:
  • per ogni libro letto con la parola data nel titolo - 3 PUNTI;
  • per ogni libro letto con una o più parole ricollegabili per significato o idea nel titolo - 1 PUNTO;
  • per ogni libro letto con quella stessa parola raffigurata in copertina - 5 PUNTI;
  • per ogni libro che abbia la parola esatta nel titolo o una ricollegabile ed anche la raffigurazione in copertina della parola data (quindi non della ricollegabile), oltre al solito punteggio di 3 o 1 + 5 Punti, se ne aggiungeranno altri - 6 PUNTI BONUS(non è contemplato il caso di una doppia parola per uno stesso libro. Deciderete voi quale delle due spuntare in modo da leggere un libro per ogni parola!)
  • al completamento delle 10 parole - 10 PUNTI BONUS;
  • solo nel caso della triade i punti triplicheranno - 9 PUNTI/ 3 PUNTI/ 15 PUNTI;
  • solo al completamento della triade - 30 PUNTI BONUS;
  • parola bonus - 15 PUNTI EXTRA:
  • sfide aggiuntive a sorpresa - PUNTI EXTRA da definire di volta in volta.

Vi ricordo, perché questo passaggio vi sfugge di continuo, che l'eventuale ricollegabilità vale solo ed esclusivamente per il titolo, non per la raffigurazione. Per questo motivo, se dovessi darvi delle parole che indicano dei concetti astratti non rappresentabili, fatevene una ragione perché non potrete mai trovarli raffigurati, si tratterebbe di un collegamento e quindi non valido!


domenica 19 marzo 2017

Sneak Peek di Marzo!


Rubrica mensile interamente dedicata alle novità che ci attendono in libreria



Buona domenica miei cari lettori! Abbiamo superato la metà del mese di Marzo da qualche giorno e questo vuol dire che è tempo di fare un salto in libreria. Forse lo sto ripetendo in ogni appuntamento ma anche questo mese è davvero ricco tra romanzi che già trovate sugli scaffali e altri che usciranno nel corso delle prossime settimane.
Come sempre, quella che vi propongo è una mia personalissima selezione costituita dai titoli che vorrei leggere, prima o poi!
Ora, prendete carta e penna perché c'è davvero molto materiale :)



In libreria dall' 1 Marzo


Trama:


Giosuè Pindari è un uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico. Poco alla volta, senza riuscire a impedirlo, ha perso tutto: la moglie, dopo anni in cui il male di vivere non le ha concesso che brevi tregue, è ormai preda di un irreversibile declino; il socialismo, in cui ha creduto con una tenacia e una dedizione tipicamente “appenniniche”, è stato trascinato nel fango dalla corruzione; l’amatissima figlia Lulù se ne è andata e non dà più notizie di sé. Contro la degenerazione di corpo e mente si può fare poco; contro la fine di un'utopia si può fare ancor meno, mentre a una figlia che è viva e lontana – provata dalle inevitabili incomprensioni generazionali, ma sorretta da una sensibilità ancestrale e profonda – si può comunque scrivere. È ciò che decide di fare Giosuè, affidando alla corrente del fiume le lettere per Lulù. Arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo il fiume, con le sue piene improvvise, sa sempre come arrivare a destinazione… «Se mi tornassi questa sera accanto» è il memorabile incipit della poesia A mio padre di Alfonso Gatto, un verso che è già una dichiarazione: questo è un romanzo sulla distanza, a volte abissale, tra gli esseri umani, specie quelli che una volta si sono amati (o almeno così era parso). In quella distanza vive Lulù, che adesso è sulle sponde di un altro fiume, lontana migliaia di chilometri dal fiumeterra che la legava al padre. Sulla nuova riva ha conosciuto Andreone, l’uomo "leggero" che aspetta la piena e, anche lui come Giosuè, il ritorno di una donna amata e perduta. La fragile meraviglia dell'incontro con quest'uomo bislacco – l'altro, così necessario al riconoscimento di sé – rivela qui tutta la sua forza. Infatti, da quel fiume lontano, è come se Lulù rispondesse alle lettere paterne seguendo la corrente, e su un registro magico, dentro un'aura d’incantamento, cercasse la via per il perdono.




In libreria dall'8 Marzo


Trama:


«Sono nata con due mesi di anticipo, odio i tempi morti, sono fisicamente allergica ai giochi di pazienza e adoro il tasto fast forward»: Agnese è così, una ragazza esuberante, autonoma, in­sofferente verso il principio dell'«ogni cosa a suo tempo»… Ma improvvisamente, ecco che la vita prende una piega terribilmente dolorosa e la scaraventa dal centro di una metropoli che non dorme mai a una grande casa lungo un fiume, lontana quanto basta per essere immersa nei ritmi lenti e immutabili della campagna. Non solo: quando l'inverno finalmente è alle spalle e tutto sta per sbocciare, si ritrova sola, con un esame importante da preparare e solo il ronzio delle api a farle compagnia. Impulsiva come sempre, Agnese non si arrende e riesce ugualmente a riempirsi le giornate con tutto ciò che non dovrebbe fare… fino a che dalle pagine di un libro non spunta un piccolo dono prezioso: una bustina di semi di Impatiens, la pianta i cui fiori rosa hanno il potere di curare le ferite dell'anima e insegnare l'ascolto e l'armonia. Sullo sfondo di una campagna lombarda sorprendente e rigogliosa, non lontano dal magico borgo di Verate che le sue lettrici hanno imparato ad amare, Virginia Bramati ci regala ancora una volta una protagonista adorabile, piena di vita, alle prese con un mistero da risolvere, un esame da superare e soprattutto con il compito più difficile: scoprire che la felicità è molto più vicina di quanto pensiamo, se solo sappiamo rallentare e guardarla negli occhi.




In libreria dal 9 Marzo


Trama:


Elle Harte è una giovane architetta di successo, vive a Londra, e ormai da tempo ha lasciato l'Irlanda e il paese dove è nata, Mulberry Bay. Sua sorella minore Penny, invece, non ha mai abbandonato quel piccolo, idilliaco villaggio a picco sul mare, dove tutti si conoscono e il cui cuore pulsante è da decenni il Bay Hotel, lo storico albergo gestito proprio dalla loro famiglia, le cui sale hanno ospitato un'infinità di feste ed eventi. Quando però Anna, la loro gentile e infaticabile madre, muore, tutto è destinato a cambiare. Elle torna a casa e ad aspettarla trova i luoghi e gli affetti di una vita, un amore interrotto, ma anche spiazzanti sorprese e impreviste rivelazioni. L'antico hotel è in decadenza e non se la passa affatto bene e, senza Anna a occuparsi di tutto, loro padre Ned sembra perso nei ricordi scanditi dalle canzoni dei suoi amati Beatles. Elle dovrà allora affrontare spettri e delusioni del passato per ricomporre i pezzi del presente e tentare di salvare le sorti del Bay Hotel. Ma da dove incominciare? Come restituire la magia di un tempo a quell'albergo in rovina? Quali compromessi Elle sarà disposta a fare per il bene della sua famiglia e di tutta Mulberry Bay? Sullo sfondo del burrascoso mare di Irlanda e con le suggestioni dei Beatles, Melissa Hill ci regala un'imprevedibile storia d'amore, amicizia e speranza.




In libreria dal 14 Marzo


Trama:


E se tutto ciò che hai intorno… fosse una bugia? E se nessuna delle persone che conosci… ti stesse dicendo la verità? Immagina che la polizia arrivi a casa tua e ti mostri una foto in cui tu – con i capelli di quel tuo rosso inconfondibile, il tuo cappotto blu – stai baciando un uomo. Peccato che quell'uomo sia stato trovato morto trentuno ore prima, e tu non ricordi di averlo mai baciato. Anzi, lo conoscevi appena. Era il tuo nuovo capo, l'uomo che ti aveva dato in gestione la galleria per conto di un misterioso proprietario. Il lavoro dei tuoi sogni: ti era sembrato troppo facile, troppo bello per essere vero. Eppure tutto era andato liscio, la galleria esisteva davvero, avevi firmato un contratto regolare. Adesso, però, guardando quella foto capisci che non c'era niente di regolare. Niente di facile. Perché là fuori qualcuno sta cercando di incastrarti, anche se non riesci a immaginare il motivo. Qualcuno che sa molte cose di te. E che forse ti è molto vicino… In questo thriller in cui nulla è come sembra, Alice Humphrey vede crollare intorno a sé, come un castello di carte, ogni certezza. Compresa quella più importante: la sua stessa innocenza. Pieno di colpi di scena, di suspense e rivolgimenti inaspettati, Una perfetta sconosciuta è il nuovo thriller psicologico dell'autrice bestseller de La ragazza nel parco– un'autrice che sa come tenervi incollati alle pagine di un libro.




In libreria dal 14 Marzo


Trama:


Londra, Kennington Road. La grande casa georgiana al numero 137 è in vendita. Tanto affollata un tempo, ora è soltanto un nido vuoto, troppo grande per una donna sola. Troppo carica di ricordi per chi non vuole più essere prigioniera del proprio passato. E così Edwina Spinner, ex artista e illustratrice, ha deciso di andarsene. Mentre conduce l'agente immobiliare di stanza in stanza, si sente trasportare indietro nel tempo. La sua mente torna a cinquant'anni prima, quando si era trasferita lì dopo le nozze, giovanissima, con il primo, grande amore. Torna ai suoi bambini, i gemelli Rowena e Charlie, così imprevedibili, così diversi. Torna al secondo marito e al figlio acquisito, che l'ha sempre detestata – e che lei ora non riesce nemmeno a nominare. Ogni angolo della casa è intriso della loro gioia, delle loro lacrime, del loro sangue. Ci sono porte da cui Edwina sente ancora risuonare risate cristalline. Altre che preferirebbe non aprire mai più, per non lasciare uscire i segreti più inconfessabili. Come il ricordo della notte che ha spezzato per sempre la sua famiglia. Ma nemmeno Edwina conosce davvero tutta la storia. La verità su quella notte è un mosaico al quale mancano alcune tessere: un indizio nascosto in un baule mai aperto, una confessione rimandata da troppo tempo. E, per scoprire tutta la verità, Edwina dovrà affrontare proprio l'unica persona che non avrebbe voluto rivedere mai più. Straordinariamente avvincente, assolutamente imprevedibile, un romanzo che si tinge ora di suspense, ora di commozione, per raccontare i segreti e i drammi di una famiglia e ricordarci la forza dei legami di sangue e del perdono.


giovedì 16 marzo 2017

Premio Bancarella 2017: La Sestina Finalista!

Buongiorno lettori! Dalla scorsa settimana è iniziata una nuova avventura perché, quest'anno, avrò l'onore di partecipare, in quanto blogger, alla 65^ Edizione del Premio Bancarella. Nei mesi che ci condurranno fino alla serata finale del 16 Luglio, a Pontremoli, percorreremo, con l'aiuto degli altri colleghi partecipanti, una serie di tappe fondamentali per comprendere e conoscere l'importanza di un tale evento, il cosiddetto 'dietro le quinte'.
Per cominciare nel migliore dei modi, venerdì 10 Marzo si è tenuta a Novara la conferenza stampa in cui è stata annunciata la Sestina Finalista che a breve andrò a presentarvi. All'evento hanno partecipato Laura e Chiara che ne hanno parlato ampiamente sui loro blog ed è per questo che vi invito a leggere il loro meraviglioso resoconto.



LA SESTINA FINALISTA


Ma basta indugiare, è tempo di presentarvi la Sestina Finalista. Di seguito, infatti, trovate i 6 romanzi scelti, corredati di trama e, in alcuni casi, anche della recensione. Tutti gli altri saranno recensiti sul blog nel corso dei prossimi mesi perché il mio obiettivo è quello di conoscerli e farveli conoscere attraverso la scrittura, attraverso quello che raccontano. Ed eccoli a voi...






La locanda dell'ultima solitudine
Alessandro Barbaglia


Editore: Mondadori - Pagine: 163
Genere: Narrativa Contemporanea


Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio... Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell'Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà. L'importante è saper aspettare, ed essere certi che "se qualcosa nella vita non arriva è perché non l'hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo". Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito. Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota. Tranne che per un baule: imponente, bianco. Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni. Quei sogni che, secondo l'insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d'inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti. Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai. Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l'istante di un'onda si trovano dentro lo stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo non importa. La Locanda dell'Ultima Solitudine sorge proprio dove il cielo bacia il mare e lo scoglio gioca a dividerli. La Locanda dell'Ultima Solitudine sta dove il destino scrive le sue storie. Chi non ha fretta di arrivarci, una volta lì può leggerle. Come fossero vita. Come fossero morte. Come fossero amore.






Gocce di veleno
Valeria Benatti


Editore: Giunti - Pagine: 192
Genere: Narrativa Contemporanea


Questa è la storia di Claudia, della sua ossessione per Barbablu, del suo tentativo di guarire da un amore malato e pericoloso. La gelosia di lui è eccessiva, le sue minacce reali: "Se mi tradisci, ti ammazzo". Ma Claudia glielo ha sentito dire così tante volte che non ci fa più caso. Non ha paura, pensa che lui si prenda gioco di lei, non crede che possa ucciderla davvero, anche se a Barbablu ogni tanto piace farle scorrere la lama di un coltello sulla pancia, percorrendola tutta, dal pube ai seni. Fino a quando un giorno, all'improvviso, vede negli occhi di lui lampi di odio puro e finalmente si spaventa. A quel punto la storia cambia, diventa un'altra storia, antica, rimossa, che risale indietro nel tempo, fino alle origini del suo male d'amore. Claudia inizia un viaggio doloroso verso la guarigione. Lungo il percorso, i volti caldi di amiche e psicologhe, ma anche lo sguardo freddo di chi rifiuta la verità. Un viaggio che ogni donna dovrebbe affrontare per capire se stessa e superare la propria, piccola o grande, ferita amorosa.






Il giardino dei fiori segreti
Cristina Caboni


Editore: Garzanti - Pagine: 360
Genere: Narrativa Contemporanea
RECENSIONE



Londra, Chelsea Flower Show, la più grande mostra di fiori del mondo. Sotto gli archi carichi di rose, Iris Donati è felice: fra le piante si sente a casa. Una casa vera, quella che non ha mai avuto, perché fin da piccola ha vissuto in giro per il mondo sola con il padre. Mentre si china per osservare meglio una composizione, Iris rimane paralizzata. Si trova di fronte due occhi uguali ai suoi. Gli stessi capelli castani. Lo stesso viso. La ragazza che ha davanti è identica a lei. Viola è il suo nome. Anche lei ama i fiori e i suoi bouquet sono fra i più ricercati di Londra. Tutte le certezze di Iris crollano in un istante. Quella ragazza è la sua sorella gemella. Sono state divise da piccolissime, e per vent'anni nessuna delle due ha mai saputo dell'esistenza dell'altra. Perché? Ora che sono di nuovo riunite, Iris e Viola devono scoprirlo. Il segreto si nasconde in Italia, a Volterra, dove sono nate. Tra viali di cipressi e verdi declivi, sorge un'antica dimora circondata da un giardino sconfinato. È qui che i Donati vivono da generazioni. Ed è qui che Giulia Donati, la loro nonna, le aspetta. Solo lei può spiegare davvero perché sono state separate e aiutarle a trovare il sentiero giusto per compiere il loro destino. Iris e Viola non lo sanno, ma ogni coppia di gemelle della famiglia, da secoli, deve salvaguardare la sopravvivenza del giardino e capire il suo grande potere: quello di curare l'anima.









La guardia, il poeta e l'investigatore
Jung-myung Lee


Editore: Sellerio - Pagine: 387
Genere: Giallo



Nel 1944 la Corea è sotto l'occupazione giapponese, e nella prigione di Fukuoka non si permette ai detenuti coreani di usare la propria lingua. Un uomo, una guardia carceraria, viene trovato brutalmente assassinato, e un giovane collega dall'animo sensibile e letterario viene incaricato di condurre l'indagine e trovare il colpevole. La vittima era temuta e odiata per la sua brutalità, ma quando l'improvvisato investigatore avvia la sua inchiesta interrogando custodi e detenuti, ricostruendo poco a poco i movimenti degli ultimi mesi, un diverso e sorprendente scenario si impone alla sua attenzione. Dall'inchiesta sull'uomo emerge il passato di un povero analfabeta orfano dei genitori, il faticoso riscatto attraverso il lavoro, la carriera nella prigione, la scoperta di una passione inaspettata, il ruolo di "censore" con l'incarico di controllare la corrispondenza in entrata e in uscita dal carcere. E soprattutto il legame con un detenuto particolare, un famoso poeta coreano, autore di scritti sovversivi. E proprio attorno al poeta ruota l'intera vicenda: nel corso dei suoi interrogatori il giovane si trova a parlare sempre di più con il prigioniero e, come prima di lui la guardia assassinata, a immergersi in un dialogo fatto di letteratura, d'arte, di libertà. Si scopre a desiderare la bellezza dei suoi versi clandestini, a subire il potere eccitante e al tempo stesso rasserenante della parola poetica.






Magari domani resto
Lorenzo Marone


Editore: Feltrinelli - Pagine: 315
Genere: Narrativa Contemporanea
RECENSIONE



Chiamarsi Luce non è affatto semplice, specie se di carattere non sei sempre solare. Peggio ancora se di cognome fai Di Notte, uno dei tanti scherzi di quello scombinato di tuo padre, scappato di casa senza un perché. Se poi abiti a Napoli nei Quartieri Spagnoli e ogni giorno andare al lavoro in Vespa è un terno al lotto, se sei un avvocato con laurea a pieni voti ma in ufficio ti affidano solo scartoffie e se hai un rottame di famiglia, ci sta che ogni tanto ti "arraggi" un po'. Capelli corti alla maschiaccio, jeans e anfibi, Luce è una giovane onesta e combattiva, rimasta bloccata in una realtà composta da una madre bigotta e infelice, da un fratello fuggito al Nord, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un lavoro insoddisfacente. Come conforto, solo le passeggiate con Alleria, il suo Cane Superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con l'anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle. Finché, un giorno, a Luce viene assegnata una causa per l'affidamento di un minore. All'improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare. La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma è forse l'occasione per sciogliere nodi del passato e mettere ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito l'impulso di prendere il volo, o magari restare, trovando la felicità nel suo piccolo pezzettino di mondo?





I Medici
Una dinastia al potere
Matteo Strukul


Editore: Newton Compton Editori - Pagine: 382
Genere: Romanzo Storico



Firenze, 1429. Alla morte del patriarca Giovanni de' Medici, i figli Cosimo e Lorenzo si trovano a capo di un autentico impero finanziario, ma, al tempo stesso, accerchiati da nemici giurati come Rinaldo degli Albizzi e Palla Strozzi, esponenti delle più potenti famiglie fiorentine. In modo intelligente e spregiudicato i due fratelli conquistano il potere politico, bilanciando uno spietato senso degli affari con l'amore per l'arte e la cultura. Mentre i lavori per la realizzazione della cupola di Santa Maria del Fiore procedono sotto la direzione di Filippo Brunelleschi, gli avversari di sempre continuano a tessere le loro trame. Fra loro c'è anche una donna d'infinita bellezza, ma dal fascino maledetto, capace di ghermire il cuore di un uomo. Nell'arco di quattro anni, dopo essere sfuggito a una serie di cospirazioni, alla peste e alla guerra contro Lucca, Cosimo finirà in prigione, rischiando la condanna a morte. Fra omicidi, tradimenti e giochi di palazzo, questo romanzo narra la saga della famiglia più potente del Rinascimento, l'inizio della sua ascesa alla Signoria fiorentina, in una ridda di intrighi e colpi di scena che vedono come protagonisti capitani di ventura senza scrupoli, fatali avvelenatrici, mercenari svizzeri sanguinari.




Conoscete questi romanzi? 
Ne avete letto qualcuno?
Per il momento è tutto, 
ci rileggiamo al prossimo appuntamento
dedicato al Premio Bancarella!








martedì 14 marzo 2017

Recensione 'Magari domani resto' di Lorenzo Marone





Magari domani resto
Lorenzo Marone


Editore: Feltrinelli - Genere: Narrativa Contemporanea
 Pagine: 314 - Prezzo: 16,50 € - eBook: 9,99€

FINALISTA PREMIO BANCARELLA 2017


Luce, una trentenne napoletana, vive nei Quartieri Spagnoli ed è una giovane onesta, combattiva, abituata a prendere a schiaffi la vita. Fa l’avvocato, sempre in jeans, anfibi e capelli corti alla maschiaccio. Il padre ha abbandonato lei, la madre e un fratello, che poi ha deciso a sua volta di andarsene di casa e vivere al Nord. Così Luce è rimasta bloccata nella sua realtà abitata da una madre bigotta e infelice, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un capo viscido e ambiguo, un avvocato cascamorto con il pelo sullo stomaco. Come conforto, le passeggiate sul lungomare con Alleria, il suo cane superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con il suo anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle. Un giorno a Luce viene assegnata una causa per l’affidamento di un minore, e qualcosa inizia a cambiare. All’improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare. La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma forse è l’occasione per sciogliere nodi del passato e mettere un po’ d’ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito il vento che gli diceva di fuggire, o magari restare?




Questo è uno di quei romanzi la cui recensione ti toglie il sonno. Vorresti che le parole iniziassero a fluire dalla testa alle mani che ticchettano sulla tastiera ma, allo stesso tempo, hai paura di non riuscire a rendergli giustizia.
Alla fine comprendi che questo è uno di quei casi in cui la recensione deve essere scritta di getto, di pancia e di cuore, senza starci a pensare poi tanto ed è proprio quello che vorrei fare.

Leggere il nuovo lavoro di Lorenzo è un po' come tornare a casa, riflettersi allo specchio, sentirsi parte del mondo di carta e parole che riesce a creare con maestria. Un intreccio di storie e di vite che potrebbero essere quelle di ognuno di noi. Lorenzo ha questo dalla sua: raccontare con delicatezza la vita, quella quotidiana, e non è poco.

Che si tratti di un romanzo prorompente lo si comprende dalla prima pagina, dalla presentazione che Luce Di Notte fa di se stessa: "Il mio nome è Luce. E sono donna". Una sorta di avvertimento per il lettore, senza mezzi termini, come a dire 'ecco quello che ti aspetta'. Ed è proprio questo che succede. Pagina dopo pagina, Luce si mostra a chi legge spogliandosi e rivelandosi in tutta la sua nudità che è sì fierezza, ma anche fragilità
Schietta e forte, non ha bisogno di nessuno e crede di non conoscere il dolore. Sospettosa, curiosa e moralmente incorruttibile, cresciuta tra un non fregare il prossimo e un non farsi fregare dal prossimo, ma soprattutto abituata a non avere paura di niente. 
Una giovane donna segnata dall'abbandono della figura paterna e che, proprio per questo, a trent'anni è ancora alla ricerca di un adulto che non fugga via impaurito. Cresciuta con una madre rigida e di poche parole, che ha sempre avuto paura di perdere il controllo e di lasciarsi andare alla tanto sognata felicità, in grado di rammendare i vestiti altrui ma incapace di rattoppare la propria esistenza e quella dei figli ormai strappate, il cui rapporto, poi, è un continuo scaricarsi colpe e giustificazioni e con una nonna che le ha riversato addosso tutto il suo amore, per riporre un qualche ricordo nella scatola delle memorie, Luce cerca, costantemente, di riempire i vuoti che si porta dietro. 
Come unica compagnia il suo Cane Superiore, Alleria, e la vita, quella vera, quella a cui dare del tu.
Sarà l'incontro con un ragazzino, Kevin, a far crollare il suo bel castello di sabbia, costruito con tanta perizia, permettendo così alla luce, quella che lei porta nel nome ma che tanto manca nella sua vita perché si sente più simile ad un'ombra, di poter finalmente entrare ed illuminare ogni cosa. 


"Se c'è una cosa che la vita mi ha insegnato, è che non esistono parentesi tonde o quadre, nessun inciso o intervallo, le cose, belle o brutte che siano, te le trovi all'improvviso davanti, quando vai a capo, e forse è una fortuna, perché altrimenti basterebbe evitare le parentesi per condurre una vita serena. Solo che a saltare gli incisi, la frase si accorcia e giunge presto il punto finale."


Questo romanzo è una sorta di catarsi per la protagonista che, educata dalla vita che la colpisce, segnandola e insegnandole qualcosa allo stesso tempo, cambia rotta e prende in mano le redini del proprio destino senza se e senza ma. Riesce a dare quella sterzata a volte necessaria. Ma la cosa bella è che tutto ciò avviene anche nel lettore perché si instaura tra i due un vero e proprio dialogo. Narrare il presente offre spunti per raccontare il passato fatto di aneddoti ma anche di dolore e di paure che si riversano sul presente. Un passato che però forma ed aiuta ad aprire gli occhi. 

Lorenzo non tratteggia solo il personaggio femminile. La sua bravura risiede nell'indossarne i panni, nell'accostarsi a questo universo, così complicato, scandagliandone non solo il comportamento, le cosiddette azioni, ma soprattutto la psiche, quello che Luce pensa. E ci riesce, ovviamente, usando come scenografia una Napoli non più borghese, ma popolare, quella dei Quartieri Spagnoli, quella in ombra, ad alto tasso di criminalità, nascosta alla vista dei turisti dietro la bella facciata di Via Toledo. Il tutto contestualizzato in maniera eccellente a creare un legame imprescindibile tra la protagonista e il luogo in cui è nata e cresciuta e che l'ha forgiata.

Con uno stile semplice ed ammaliante, arricchito dalle sonorità del dialetto napoletano che rendono la lettura quasi musicale, Lorenzo ci insegna che, il più delle volte, anche noi annodiamo la nostra vita a formare un gomitolo la cui struttura è completamente diversa da quella che ci aspettavamo. E per fare ciò si serve di personaggi che bucano la pagina, un coro di voci che ti si insinuano nelle orecchie e che, quando tutto è compiuto, li immagini ancora lì, pronti a restare. Loro ce l'hanno fatta a sbrogliare la matassa. 
Ed è per questo motivo che il romanzo è un riconciliarsi con se stessi e con le brutture della vita. Un romanzo che tra un respiro e un battito di ciglia, smuove qualcosa nel lettore portandolo, inevitabilmente, a sorridere ma anche a versare lacrime. 

Un romanzo dove, piuttosto che il sole, schizzechea, un romanzo che profuma di panni stesi, propri e altrui, dello sfrigolio del ragù nella pentola la domenica. Un romanzo che infonde coraggio, il coraggio di restare e di prendere la vita, e tutto quello che ci riserva, a piene mani, correndole incontro, a braccia aperte, pronti a ricevere ma anche a donare. Perché andare via è per i codardi, restare è solo per i coraggiosi!





martedì 7 marzo 2017

Recensione 'La fragilità delle certezze' di Raffaella Silvestri





La fragilità delle certezze
Raffaella Silvestri


Editore: Garzanti - Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 286 - Prezzo: 16,90 € - eBook: 9,99€
(OMAGGIO CE)


Anna ha trent’anni e da sempre si sente fuori posto. Fuori posto al liceo e all’università che ha frequentato. Fuori posto nella sua famiglia, dove l’hanno sempre fatta sentire ingrata e inadeguata. Fuori posto nella sua relazione con un uomo più vecchio di lei, Valerio, il suo professore di teatro e attore famoso che si fa vivo solo quando vuole lui. Fuori posto a Milano, la città dei vincenti. Fuori posto anche con sé stessa, come se niente potesse cancellare un evento che ha segnato la sua adolescenza. Eppure, nonostante le sue insicurezze e le sue paure, Anna è tenace nell’andare avanti ed è riuscita ad avviare una startup di successo. Teo è il socio di Anna, un trentenne che sembra aver avuto tutto dalla vita e che ha deciso di scommettere sul suo futuro. Dopo la laurea in Bocconi e una carriera rampante, Teo ha abbandonato il pensiero muscolare al quale era stato addestrato nell’azienda in cui ha lavorato. Tra loro nasce qualcosa di impalpabile, che serpeggia nell’elettricità che pervade ogni loro conversazione. Sono divisi da quella che sembra una differenza inconciliabile, eppure devono affrontare insieme le difficoltà quando la loro startup viene travolta da un tracollo finanziario. E la loro personale battaglia si intreccia indissolubilmente alla storia italiana che, dopo aver promesso una crescita culturale, sociale ed economica che non ci sarebbe mai stata, ha dato tantissimo a una generazione, ma ha tolto tutto a un’altra. Il passato e il futuro sono le due forze che spingono Anna e Teo ora verso la rassegnazione, ora verso quella pericolosa parola che è «speranza». La speranza di due anime tradite che nonostante tutto combattono.





Un titolo emblematico quello scelto per il nuovo romanzo di Raffaella Silvestri, autrice che ho molto apprezzato con il suo primo lavoro "La distanza da Helsinki". Un titolo che è l'espressione puntuale e precisa del costante equilibrio e disequilibrio di cui è permeato il romanzo stesso. Un continuo cadere e rialzarsi nonostante tutto.
Un romanzo fuori dagli schemi, duro. Un romanzo che è una denuncia, una riflessione sulla generazione dei trentenni, uno sbattere in faccia al lettore quella che è la realtà dei fatti.
Un romanzo corale in cui a parlare, a raccontarsi, è quella stessa generazione mescolata a voci meno giovani, più mature, che auspicano a raggiungere e riafferrare quella giovinezza perduta per sentirsi forti e, forse, migliori, con tutta la vita davanti.


"A trent'anni stavate ancora aspettando che la vita cominciasse, tu e gli altri, come quando ne avevate sedici. Ma la vostra vita era già plasmata, una catena di scelte che vi aveva reso ciò che eravate, e aveva lasciato una traccia nel mondo attorno a voi."


Ed è proprio in questa altalena di voci che incontreremo Anna, la protagonista del romanzo. Una donna insicura, inadeguata, non all'altezza, mediocre, con un'idea lavorativa che tutto a un tratto le sembra vuota e futile. Una donna destinataria dei sacrifici dei propri genitori e, come tale, un investimento che doveva ricambiare seguendo le regole prestabilite: "...fai una facoltà utile e tutto andrà bene...".
Anna che vive nell'attesa di essere se stessa, aprire gli occhi e trovare una ragione per alzarsi diversa dal dolore e dalle responsabilità. Consapevole, tuttavia, che i sogni e le promesse fattele da bambina avevano ceduto il passo a qualcosa di nebuloso e insperato. Era diventata malinconica, quella malinconia attanagliante che equivale a non vivere. Il sentirsi sempre sulla soglia ad un passo dall'uscita. 

E poi c'è Teo, un uomo che viene da un'altra vita e che si porta dietro un'altra storia. Uno sfacciato certo anche quando gli esiti delle sue risposte non lo sono. Uno consapevole di avercela sempre fatta, rassicurato ulteriormente dal fatto che la sua vita segua pieghe già decise, già tracciate. Uno che ha tutto sotto controllo. Teo rappresenta la sicurezza incrollabile della gente che è nata ricca. 

Accanto a loro la voce meno giovane, quella di Valerio che, cresciuto nella morsa della paura, paura del rifiuto, della disapprovazione, della freddezza, con l'impressione di fare sempre un passo falso per quella figura paterna così ingombrante, ha finito con il recitare una parte, per essere migliore. Valerio è uno che soffoca l'altro, che lo schiaccia, lo sminuisce, lo confonde e la stessa cosa la fa con Anna rendendola insicura, ruvida, in balia di una gioventù arida. 

Con uno stile diretto, senza artifici o fronzoli di alcun tipo, con un intrecciarsi di voci che ricoprono un arco temporale di dieci anni, ripercorreremo non solo il vissuto della protagonista, ma le fila di pensieri che si dipanano pagina dopo pagina. Quella costante ricerca del cambiamento, il senso di insoddisfazione, il dover navigare in acque incerte aspettando che la vita cominci per davvero. 
Ecco, se vogliamo trovare un neo in questo romanzo è proprio l'assenza di una storia, aspetto che mi ha fatto avvertire una mancanza. Si tratta più di un viaggio introspettivo, una continua e profonda riflessione che lo rende un romanzo singolare, non convenzionale e di non facile lettura. Ed è proprio per questo motivo che la stessa lettura richiede concentrazione e attenzione.